Mi immagino di vedere la scena. Siamo nella primavera del 1992, Totò Riina, capo indiscusso della mafia, al termine di una cena con i suoi picciotti, annuncia: se queste merde dei ministeri non aboliscono il carcere duro noi li andiamo a prendere con il coltello, con le pistole, se il caso con la dinamite, come poi in effetti avvenne con Falcone, Borsellino e tanti altri. Veniamo a oggi. Il boss dei Cinque Stelle, Rocco Casalino, un bullo ex Grande Fratello, al termine di una cena riservata annuncia come svelato ieri da questo giornale: «Noi quelle merde del ministero delle Finanze se non mollano i quattrini per il reddito di cittadinanza l'anno venturo li andiamo a prendere uno a uno con il coltello». Le analogie sono impressionanti, e non sono solo formali. I Cinque Stelle come la mafia, Casalino - braccio destro del premier Conte - come Riina a minacciare organi dello Stato che non si piegano al suo volere.
Qui non siamo di fronte a una gaffe o a una frase dal sen sfuggita. Quello annunciato da Casalino in segreto è un progetto politico condiviso dai suoi superiori, da Di Maio al primo ministro Conte, che infatti ieri hanno difeso il loro uomo che continua a stare a Palazzo Chigi come se niente fosse. Se Casalino non esce immediatamente dal palazzo degli italiani - che come noto gli pagano uno stipendio più alto di quello del premier - vuole dire che oggi è in corso una trattativa simile a quella che avvenne tra lo Stato e la mafia. Se a questo punto il ministro Tria molla un euro in più di quelli promessi (sforamento all' 1,6) vuole dire che ha paura, che il governo cede al ricatto di un ex Grande Fratello.
Ma non basta Casalino. Abbiamo un problema serio di tenuta della democrazia. Perché se i vertici Cinque Stelle non lo mollano vuole dire che anche loro sono sotto ricatto del bullo. Se Conte non lo licenzia significa che abbiamo un premier ostaggio di chissà quali segreti inconfessabili.
Se il presidente Mattarella non impone al governo una operazione di pulizia c'è il serio sospetto che anche il Quirinale non sia più un palazzo libero e impermeabile. Il problema non è Casalino, il problema sono i Cinque Stelle, la loro omertà sul caso e la loro complicità ostentata con questo signore.
Signor ministro Tria, signor presidente Mattarella: se Rocco Casalino la sfanga e voi gli aprite i cordoni della borsa, questa volta l'impeachment lo chiediamo noi a nome degli ancora tanti italiani che non intendono cedere ai ricatti e sottostare alle minacce del portaborse di un primo ministro fantoccio.
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