Rimini, marocchino ricercato da tempo viveva in un albergo di lusso

Lo straniero era a capo di un’organizzazione criminale che si occupava di ripulire denaro ottenuto con attività illecite e di trasferirlo in Marocco a chi ne faceva richiesta: in soli due anni oltre 5 milioni di euro

Rimini, marocchino ricercato da tempo viveva in un albergo di lusso

Era ricercato da tempo il marocchino di 39 anni che la polizia ha infine scoperto risiedere tranquillamente in un hotel di lusso di Rimini.

È stata una segnalazione a permettere alle forze dell’ordine di localizzare lo straniero, condannato al carcere dal tribunale di Firenze dopo le indagini svolte nell’ambito dell’operazione “Nemesi”. Il magrebino, infatti, era a capo di due organizzazioni criminali che si occupavano di riciclare denaro “sporco”, in partcolar modo proventi di attività di spaccio di droga, e di portarlo fuori dal nostro Paese. Il tutto con l’aiuto del fratello, che collaborava con lui nella gestione degli illeciti traffici.

Il losco giro, che coinvolgeva in tutto una ventina di nordafricani, aveva come basi d’appoggio degli esercizi commerciali, tra cui un’agenzia di viaggi, una macelleria ed un centro servizi per immigrati. Queste attività avevano come scopo principale quello di raccogliere e “ripulire” ingenti somme di denaro da trasferire successivamente in Marocco. Secondo i dati raccolti dagli inquirenti, tra 2017 e 2018 le due organizzazioni criminali sono riuscite a riciclare e spostare dall’Italia circa 5 milioni di euro.

A sfruttare i servizi offerti dai nordafricani erano per lo più spacciatori clandestini, che volevano mettere al sicuro i loro guadagni da eventuali sequestri seguìti ad arresti od indagini della polizia. Con commissioni elevate (anche oltre il 20% del totale di denaro da trasferire) i malviventi potevano assicurare i loro illeciti guadagni spostandoli in Marocco. Due le modalità seguite dall’organizzazione. Si procedeva con finte transazioni finanziarie o col più semplice metodo dello spostamento “fisico” del denaro, ovvero pagando chi era disposto a compiere viaggi verso il Marocco con grosse somme occultate addosso e nei bagagli.

Nella stanza del

suo albergo di Rimini il marocchino aveva con sé dei documenti, ora al vaglio degli inquirenti, quasi certamente collegati con l’illecita attività che continuava a portare avanti nonostante la latitanza.

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