Proprio mentre papa Francesco è impegnato nella fase finale della riforma della Costituzione apostolica, sono arrivate nuove accuse d'eresia.
Questa volta a muoverle, stando a quanto riportato su Lifesitenews, sono venti persone, tra sacerdoti e studiosi. Gli stessi che hanno optato per procedere in una direzione che un po', in questi sei anni di pontificato dell'argentino, abbiamo imparato a conoscere. Il mezzo scelto, infatti, è sempre lo stesso: una lettera. Le prime righe che la fonte citata riporta sono tutte un programma: "Prendiamo questa misura - si legge - come ultima risorsa per rispondere al danno accumulato causato dalle parole e dalle azioni di Papa Francesco per diversi anni, che hanno dato origine a una delle peggiori crisi nella storia della Chiesa cattolica".
Questo rischia di essere il terzo episodio, in ordine di tempo, a suscitare particolare scalpore in ambienti vaticani e non. I primi a fare domande erano stati i cardinali dei cinque dubia su Amoris Laetitia, quindi sull'apertura dottrinale in materia di concessione di un sacramento ai divorziati risposati. Poi era stato il turno della Correzione filiale. Il Santo Padre, insomma, dovrebbe averci fatto il callo. Questa volta, a sottoscrivere il testo, pare siano soprattutto uomini di cultura. Citando quello che si apprende sempre su Lifesitenews, si ha notizia di come a firmare siano stati, tra gli altri, personalità come "padre Thomas Crean, p. John Hunwicke, il professor John Rist, la dott.ssa Anna Silvas, il professor Claudio Pierantoni, il dott. Peter Kwasniewski e il dott. John Lamont".
Sembra essere stata abbandonata la narrativa dell'eventuale errore. Bergoglio, insomma, sbaglierebbe sì, ma con contezza. Ma quali sono le accuse che vengono inoltrate? C'è, anzitutto, un rincarare la dose, per così dire, sulla esortazione apostolica citata, quella che è stata interessata dalle domande di Caffarra, Meisner, Burke e Brandmueller, ma c'è anche una critica riferita al fatto che Jorge Mario Bergoglio tenderebbe a equiparare le confessioni religiose, quando si tratta, per esempio, di dialogare con l'islam.
Parziale distorsione della dottrina sulla famiglia e attribuzione gerarchica paritaria concessa alle altre confessioni religiose, con conseguente svilimento del primato del cristianesimo, costituiscono il fulcro di queste rimostranze.Poi c'è una curiosità, pure politica, che riguarda da vicino il Belpaese. Nell'elencazione dei laici e degli ecclesiastici ritenuti vicini alle posizioni del pontefice argentino, quindi presumibilmente in errore o al di fuori del cattolicesimo tout court secondo l'opinione di coloro che la lista l'hanno stilata, sul portale pro life viene fatto il nome di Emma Bonino, che papa Francesco aveva definito una dei "grandi d'Italia".
C'è, d'altro canto, un "grazie" a quelli che in questi anni sono stati definiti "tradizionalisti". Quegli ecclesiastici che, per coloro che hanno firmato le venti pagine in questione, hanno tutelato e garantito la continuità della dottrina e della tradizione. Aprire una procedura interna per eresia, però, è un fatto complesso e non spetta certo ai firmatari.
Ne hanno consapevolezza e lo scrivono, ma è almeno la terza volta che, in modo più o meno indiretto, il papa viene chiamato in causa da gruppi composti da cattolici per presunti errori dottrinali. In alcuni casi, certe proposizioni rientrerebbero nella fattispecie propria dell'eresia.
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