"Per Sallusti ingiusta detenzione". E Strasburgo condanna l'Italia

La Cedu: "Dalla magistratura ingerenza nella libertà di espressione". E lo Stato dovrà risarcire il direttore del Giornale

"Per Sallusti ingiusta detenzione". E Strasburgo condanna l'Italia

Il direttore de ilGiornale Alessandro Sallusti non doveva essere arrestato per diffamazione e in quel caso da parte delle toghe c'è stata un'ingerenza nella libertà di espressione. A stabilrlo ora è la Corte europea dei diritti dell'uomo (Cedu) di Strasburgo che ha condannato l'Italia al risarcimento per "ingiusta detenzione" e per aver violato l'articolo 10 della convenzione europea dei diritti dell'uomo.

A Sallusti venne notificato l'ordine di arresti domiciliari il 26 novembre del 2012 dopo una condanna definitva per diffamazione e omesso controllo presentata contro di lui dal giudice Giuseppe Cocilovo. Il sabato successivo - il primo dicembre - gli agenti entrarono nella sede del quotidiano in via Gaetano Negri 4 per dare seguito alla misura, interrompendo la riunione di redazione del mattino e portando il direttore ai domiciliari (da cui poi "evase" simbolicamente). Poi, il 22 dicembre dello stesso anno, l'allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano commutò la pena detentiva in un'ammenda, invitando il Parlamento a modificare le norme e le pene che regolano la diffamazione.

Ora la corte di Strasburgo ha stabilito che quella misura ha rappresentato un'ingerenza della magistratura nella libertà di espressione e ha condannato lo Stato a risarcire Sallusti con dodici mila euro per le ''sofferenze cagionate'' e 5 mila euro per costi e spese.

"Spero che questa sentenza faccia giurisprudenza affinché un giornalista che non commette dei reati non possa essere mai più arrestato per fatti inerenti alla sua professione", commenta all'agenzia Adnkronos Sallusti, "Sono soddisfatto, mi dispiace aver dovuto scomodare la Corte europea per una cosa che avrebbe dovuto essere evidente a qualsiasi Corte italiana di buon senso".

La vicenda era scaturita da due articoli pubblicati su Libero - diretto allora proprio da Sallusti - nel febbraio 2007 in cui Renato Farina, con lo pseudonimo di Dreyfus, commentava la decisione di un giudice di autorizzare l'aborto per una 13enne. Ad aprile del 2007 il giudice tutelare aveva presentato una denuncia penale per diffamazione nei confronti di Sallusti che nel gennaio 2009 era stato condannato a una multa per omesso controllo sul contenuto dell'articolo.

In appello, nel giugno 2011, la pena è stata aumentata a un anno e due mesi di reclusione e a 30 mila euro di risarcimento. La Corte di Cassazione ha confermato la sentenza e ha privato della libertà Sallusti nel settembre 2012, pena poi trasformata dal tribunale in arresti domiciliari.

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