Salvate l'Italia dalla tolleranza

Salvate l'Italia dalla tolleranza

Di solito, quando accade un fatto di un certo rilievo, uno si fa un'opinione e sceglie da che parte stare. Cosa difficile se parliamo di quello che è avvenuto l'altra sera a Roma, quartiere periferico di Torre Maura. Lì, dove già ci sono un paio di centri di accoglienza, la sindaca Raggi ha provato a insediare pure un nuovo campo rom, innescando la rivolta di un gruppo di residenti che, guidati dagli attivisti di destra di CasaPound, hanno ingaggiato una vera battaglia con i nuovi arrivati e la polizia, arrivando pure a incendiare auto e distruggere il pane preparato per la prima cena degli zingari.

La difficoltà di cui parlavamo è che nessuno dei tre attori principali ci convince: non l'incapace Raggi, non i «poveri» rom che tanto poveri non sono, non gli estremisti di CasaPound che sfidano la polizia e calpestano il pane, fatto che è sempre un insulto alla povertà.

Certo, stiamo dalla parte dei residenti esasperati e tre volte vittime: della Raggi, dei rom e di CasaPound. E ci auguriamo che qualcuno si occupi seriamente dei loro problemi, non a parole, non con la forza, ma con la politica e il buon senso. Non siamo ottimisti che ciò accada perché il problema, non solo a Torre Maura, è l'eccesso di tolleranza che in tutti i campi viene invocato da opinionisti, intellettuali e politici di sinistra. La tolleranza non può essere illimitata, pena la sua autodistruzione, com'è successo l'altra sera a Roma. La tolleranza è anche una delle facce dell'indifferenza, un vezzo di chi non vive i problemi sulla sua pelle ma li affronta in modo accademico. Facile fare i tolleranti con le intolleranze dei rom se non hai un campo sotto casa.

Da cittadini bisognerebbe essere prima di tutto intolleranti con gli amministratori che non sanno fare il loro lavoro, in questo caso la Raggi. Perché un buon politico non deve essere né morbido né duro, semplicemente rigoroso nel fare applicare le leggi e capace di gestire problemi complessi.

La ricetta «tolleranza zero» del sindaco Giuliani riportò ordine, pace e crescita in una New York dove da anni comandavano bande criminali e sbandati di vario genere. Lui diceva: dove c'è un vetro rotto arriva il degrado. Non stupiamoci di cosa può succedere a Roma, dove rotte sono le strade e le scale mobili del centro.

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