Salvatore Buzzi e la sinistra radical chic. Non è una novità - vedi il caso della Dandini - che tra il fondatore della "Cooperativa 29 giugno" e i salotti buoni della sinistra ci fosse un buon feeling.
Lo dimostra, per esempio, un articolo del 30 agosto 1983, a firma di Miriam Mafai e pubblicato da La Repubblica. L'incipit è epico: "Di quale delitto si sarà macchiato Salvatore Buzzi, il giovanotto bruno e barbuto che sta parlando, dal podio, della necessità di costituire, rispettando la normativa vigente, una cooperativa agricola per la gestione della Tenuta del Cavaliere, ex proprietà Ipab, ora in gestione patrimoniale del Comune di Roma".
Già trent'anni fa, Buzzi sognava di aprire una cooperativa e cullava i giornalisti di Repubblica confezionandogli l'idea di esser un buon carcerato. Che sì aveva ucciso il proprio socio con 34 coltellate, ma queste sono quisquilie. Ciò che conta è il presente e il fatto che "il cittadino detenuto" possa ora organizzare convegni, uguali a tutti gli altri - recita l'articolo - ma diversi.
È un amore trentennale quello tra Buzzi e La Repubblica. Come scrive Qelsi, "Buzzi era nel giro che conta tanto da inserire a pagamento su La Repubblica di Ezio Mauro un annuncio sulla cooperativa 29 giugno, l'asso pigliatutto della cooperazione rossa".
538em;">Un trafiletto del 21 ottobre: "Un inno all'amore e alla bontà dedicato alla Cooperativa 29 giugno e al suo impegno nella cooperazione e nella solidarietà".
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