San Giovanni a Teduccio, così le famiglie resistono alla camorra

Uno dei maggiori problemi che affliggono le famiglie che vivono a San Giovanni a Teduccio è l’alta disoccupazione e il canto delle sirene camorra che attraggono a loro i giovani grazie alla prospettiva dei soldi facili

San Giovanni a Teduccio, così le famiglie resistono alla camorra

Uno dei maggiori problemi che affliggono le famiglie che vivono a San Giovanni a Teduccio è l’alta disoccupazione e il canto delle sirene camorra che attraggono a loro i giovani grazie alla prospettiva dei soldi facili.

Se vivere in tante periferie europee e italiane di solito è sinonimo di difficoltà economiche, non lo è per forza a Napoli. Qui vige una doppia economia, se uno si vende alla camorra si possono fare molti soldi. Certo prima o poi si finisci in carcere, ma la criminalità stipendia comunque la famiglia. Nei casi peggiori si rischia di morire in qualche agguato. Certamente però, da quando le fabbriche nell’area hanno chiuso e per colpa di certe serie televisive o cinematografiche, molti vedono nella criminalità un’opportunità o uno stile di vita.

Per fortuna moltissime famiglie resistono e preferiscono una vita di sacrifici, fuori dal carcere e libera dai boss o altre forme di legami oscuri. Ma certo in assenza di lavori ben retribuiti non si tratta di una missione facile. Molte persone si spostano a vivere a San Giovanni, perché qui le case si affittano o si comprano per molto poco. Quando però i loro figli crescono temono possano essere sedotti dai soldi facili e per evitarlo li affidano durante il giorno alle tante associazioni sul territorio.

Nel quartiere, come in tutte le periferie povere di Napoli, si fanno moltissimi figli e in giovane età. Gli educatori raccontano tutti le stesse storie, i ragazzi non usano il preservativo e non hanno alcuna educazione sessuale, ma hanno i primi rapporti molto precocemente. Il risultato è che molte minorenni partoriscono o abortiscono, che a ventiquattro anni spesso si hanno già quattro figli, che si è nonni a quaranta e bisnonni a sessanta. I matrimoni durano pochissimo e nonostante i figli restino sempre accanto ai genitori o nonni, la famiglia è un concetto allargato. Spesso raccontano anche che la sessualità è più fluida di quello che si spensi e che le barriere di genere considerate tradizionali rimangono sulla carta. Il paradosso è che un mondo apparentemente tradizionale e con vincoli famigliari molto forti, ha in realtà un’idea di famiglia più simile a quella della Neapolis greco romana, che a quella libro Cuore. Non ci si allontana dalla famiglia per lavorare a Berlino perché non si può lasciare il nucleo famigliare, ma per famiglia si intende un gruppo allargato di persone.

In generale nei quartieri poveri di Napoli gli educatori, specie quelli assegnati ai ragazzi difficili, sono figure conosciute e benvolute da tutti. Dalle persone oneste, ma paradossalmente anche dalle famiglie criminali perché alla fine tutti vogliono che i figli abbiano almeno una scolarizzazione media. Le famiglie spesso temono i servizi sociali, che per una visione distorta, vengono visti come quelli che portano via i figli.

Gli educatori sono molto spesso quelle figure che invece fanno comprendere alle persone che non devono temere i servizi sociali e che collaborando tutti insieme anche i problemi più gravi possono essere affrontati e risolti.

Diventano poi dei veri confidenti e amici per i ragazzi, ma in molti casi anche dei genitori. Sono dei veri punti di riferimento con cui ci si confiderà sempre, qualunque strada si finirà per prendere nella vita.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica