La vicenda dello scandalo gay che ha investito la diocesi di Roma fino ad arrivare nelle mani del papa si tinge di nuovi colori. Colori foschi, che forse il Santo Padre già conosceva considerando che nei giorni scorsi ha fatto pubbliche scuse per "gli scandali a Roma e in Vaticano". Poi è arrivato anche il mea culpa del segretario generale dell'Ordine carmelitano, quello cui si riferisce lo "scandalo" a sfondo sessuale, con preti accusati di aver avuto rapporti omosessuali in curia e altri di aver coperto le relazioni trasgressive. Il vicario generale dell’ordine, Agustì Borrell, ha chiesto "perdono".
Lo scandalo dei rapporti gay mercenari tra altri prelati dell’ordine dei carmelitani scalzi, che vivono nella Curia generalizia di Roma, a pochi passi dalla chiesa di Santa Teresa, è stata fatto trapelare da una talpa. I parrocchiani inviarono una lettera top secret ai vertici dei carmelitani, al cardinale vicario Agostino Vallini e, per conoscenza, al segretario di Stato Paolo Parolin e a papa Francesco. I 110 firmatari svelarono così i rapporti tra "un alto esponente" dei carmelitani e alcuni prostituti della vicina Villa Borghese con "abuso di alcolici e sostanze vietate come il prickly poppy (la cosiddetta droga dei gay), utilizzato (tramite fialette inalate nel naso) per eccitarsi". Ora però ci sono nuovi dettagli.
Nel documento consegnato al papa ci sono due testimoni. Il primo è Sebastiano F., 55 anni e molti rapporti sessuali con i carmelitani. Il secondo si chiama Sergio M.. 54 anni. Rintracciato dal Corriere della Sera, ha raccontato le sue esperienze di trasgressione e sesso con i preti. "Io ho reso testimonianza a uomini di Chiesa importanti - dice al Corsera - obbedendo a quanto mi era stato chiesto, mettendo nel dossier anche la fotocopia della mia carta d’identità, e il risultato qual è? Che ora corro seri rischi, perché si tratta di fatti gravi". Poi si addentra nei particolari degli incontri proibiti. A quanto pare l'uomo ha avuto rapporti sessuali solo con il carmelitano già accusato nel dossier: "Di altri non so, io dico quel che ho fatto con lui. Non era vestito da sacerdote, aveva solo la cravattella e se l’è tolta. Avevamo appena finito. Io ho detto: ah, complimenti, sei pure sacerdote". E lui? "Non ha detto niente. Ha preso ed è scappato, s’è messo a correre verso via Veneto".
Il rapporto sarebbe avvenuto al galoppatoio "tra le fratte": "Lui tutte le sere tra le nove e le nove e mezza stava là". Il pagamento non era da ricchi signori: "Massimo cento euro. In tutto me ne avrà dati 150". Prima di scrivere le sue testimonianze nel dorrier, il gigolò sarebbe andato a cercare il prete "alla Casa generalizia, per chiarire la cosa. Ma mi hanno detto che non c'era. Volevo sapere - continua - cosa dire se si veniva a sapere, come poi è successo. Mi ha ricevuto il vicerettore, uno straniero. Gli ho detto: guardi, cerco un certo padre, ci sono cose che non mi vanno giù. Lui rispose: prego, racconti, e io gli dissi tutto, che aveva fatto sesso con me, a Villa Borghese, questo e quello. Mi ha promesso che mi faceva chiamare dal rettore, ma non è successo".
Il gigolò è pronto ad andare di fronte al tribunale per confermare i suoi racconti. Alla domanda su cosa consumassero durante i rapporti, l'uomo risponde: "Io non ho mai fatto uso di droghe. Ma lui sì, prendeva il popper davanti a me, una fialetta che respiri e ti ecciti". Poi i particolari scabrosi: "Ah, me ne ha combinate... Voleva essere picchiato con la cinta, si eccitava così".
Sul possibile coinvolgimento di altri carmelitani, il gigolò è più vago: "Nel nostro ambiente si racconta di uno con un ruolo anche lui importante, che andava nei cinema. Ora li hanno chiusi quasi tutti, ne è rimasto soltanto uno, in zona Termini". Ed è frequentato da preti?, chiede il cronista: "Azz...- risponde lui - ne ho visti una marea. Ne conosco bene uno che sta a Santa Maria Maggiore, un monsignore polacco. Andava anche a Capocotta, alla spiaggia dei nudisti. Ora è anziano, avrà 65-70 anni, e ha smesso".
Infine, su quanto fatto non dimostra "pentimento": "Sono omosessuale, questo sì: l’ho fatto per soldi, ma anche perché tante volte mi piaceva".Intanto rimangono le parole di papa Francesco: "Chiedo scusa per gli scandali". Che sembrano però allargarsi.
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