di Riccardo Cascioli
Il nome Scipione suona davvero bene per un anticiclone che porta il caldo africano, peccato però che sia un falso scientifico, e anche storicamente errato. L'anticiclone responsabile del caldo di questi giorni si chiama in realtà Stefan, nome mediaticamente meno accattivante, ma per chi considera ancora la meteorologia una cosa seria è un dato non trascurabile. Scipione è invece l'ennesima invenzione del sito web ilmeteo.it che ha costruito la sua fortuna proprio grazie a delle trovate che sanno catturare l'interesse dei media.
Una politica spregiudicata che riflette una vera e propria «guerra commerciale» che ha per oggetto le previsioni meteorologiche, come del resto lo stesso direttore di ilmeteo.it, Antonio Sanò, ebbe a dire in una intervista rilasciata a Repubblica lo scorso 6 febbraio. In tre anni, ha detto lo stesso Sanò, il suo sito è passato da 1 a 5 milioni di euro di fatturato pubblicitario, ai quali va aggiunta la vendita di servizi per attività industriali e agricole, per testate giornalistiche e compagnie telefoniche.
Una volta c'era solo una fonte autorevole, l'Aeronautica Militare, poi il privato irruppe con Epson Meteo, ma oggi i siti internet interamente dedicati alle previsioni del tempo si sono moltiplicati. Un grande business reso possibile da quell'ossessione meteo che una volta sembrava confinata all'Inghilterra, ma che ormai da anni è esplosa anche da noi sulla scia del bombardamento propagandistico sul riscaldamento globale che ci propinano i gruppi eco-catastrofisti. Anche la moda di dare nomi alle perturbazioni in Europa è molto recente. Tradizionalmente questa era una convenzione dei paesi anglo-sassoni, principalmente gli Stati Uniti, che nasce dalla necessità di ricordare più facilmente la successione dei cicloni tropicali e i loro effetti potenzialmente devastanti, ma con cui le nostre perturbazioni non c'entrano nulla. Per questo negli Usa ogni anno viene redatta una lista di nomi femminili in ordine alfabetico, che vengono poi assegnati in successione secondo regole e metodologie stabilite dall'Organizzazione Mondiale della Meteorologia (Omm), un'agenzia dell'Onu.
Dal 1999 anche in Europa si è iniziato a dare ufficialmente un nome alle perturbazioni (maschile per gli anticicloni), ma dall'Omm questo compito è stato affidato all'Istituto per la Meteorologia dell'Università di Berlino, che è dunque garante dei criteri scientificamente riconosciuti. E proprio dall'Istituto di Berlino sappiamo che l'anticiclone di cui tanto si parla in questi giorni in Italia si chiama ufficialmente Stefan. Nomi diversi sono soltanto invenzioni mediatiche, ma si sa: dare un nome a una perturbazione evoca subito una minaccia, un pericolo da cui ci si deve in qualche modo difendere, il che spinge l'opinione pubblica alla richiesta di maggiori informazioni che, a loro volta, tendono a essere sempre più estreme, sempre più catastrofiche. Pensiamo a Scipione-Stefan: una volta si sarebbe parlato di un caldo eccezionale per la fine di giugno, nulla di più; è un'oscillazione che è nell'ordine delle cose, non ha nulla di catastrofico. Da giorni invece si susseguono servizi tv sulla grande ondata di caldo in arrivo, e dargli un nome aiuta ad evocare scenari da emergenza planetaria: la scienza ridotta a strumento del circo mediatico.
E' un circolo vizioso che alimenta da una parte le ansie e le paure della popolazione e dall'altra gli affari di chi sull'ossessione meteo ci sta costruendo una fortuna. Peraltro nel caso di Scipione anche l'accoppiamento storico è errato. Se si intendeva un'«invasione» dall'Africa, ebbene Scipione fu invece il generale e stratega romano che fermò l'invasione, andando direttamente in Africa alla fine del III secolo a.C. per sconfiggere il cartaginese Annibale. Insomma alla disinformazione scientifica si aggiunge anche quella storica.
Ma proprio Annibale, che in precedenza era sceso in Italia, casomai sarebbe stato più giusto chiamare questo anticiclone, ma una spiegazione per lo scivolone storico c'è: i soliti professionisti del marketing meteo avevano già chiamato Hannibal l'anticiclone africano che ha portato vento caldo in Italia l'ultima settimana di aprile.Per la cronaca si sappia però che il vero nome di quella perturbazione, ci dicono da Berlino, era Ignaz.
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