"Se metti mi piace, ti prendo": la vita da gangster del rom

Insulti alle donne e ai gay. Definisce la sorellina "putt..." e istiga alla violenza. Ecco il profilo dello stupratore di Roma

"Se metti mi piace, ti prendo": la vita da gangster del rom

Mario Seferovic, ovvero Alessio Il Sinto. Il ragazzo che, assieme a un complice, ha prima legato e poi violentato due 14enni che aveva adescato su Faebook. Ed è proprio da Facebook che emerge il profilo del "Sinto". Pubblica foto volgari, poi tigri dallo sguardo aggressivo e pitbull. Ma anche pistole dorate. E poi battute sui rom: Mario posta la foto di una patente e scrive "Ma che ne sanno gli zingari?".

Ma è nei video che Seferovic dà il peggio di sé, assieme a amici compiacenti: "Abbiamo fatto un casino al mare, siamo usciti con due pischelle", dice un compagno. Poi in un altro video appare con la sorellina, che viene presentata in questo modo: "Lei è una putt...". Il Sinto, racconta Il Corriere, si vantava con la vittima di essere imparentato con i Casamonica, "un cognome che a Roma evoca malavita e ricchezza ostentata".

Ed è proprio la vita che sognava Mario. Una vita di violenza (ha già una lunghissima serie di precedenti) e un cognome che pesa come un macigno: "Un Seferovic (Serif) è l' autore dello scippo alla ragazza cinese morta sotto un treno nel dicembre 2016 mentre lo inseguiva. E del clan Seferovic, rom bosniaci, sono anche gli autori dell' incendio di un camper nel quale sono morte due bambine e una ragazza della famiglia rivale nel maggio scorso. Il complice di Mario è Maicon Bilomante Halilovic, 20 anni".

E Seferovic, nonostante nei video si faccia sempre vedere sorridente nei suoi video, era capace di una violenza cieca. Dopo lo stupro ha minacciato di morte le ragazze, se solo avessero osato parlare. E così è stato. La violenza si è infatti consumata a maggio, ma nessuno ha osato parlare fino a poco tempo fa.

Dopo un mese dallo stupro, i genitori sono venuti a conoscenza dell'episodio e, così, si sono rivolti ai Carabinieri della Stazione di Roma Tor Sapienza facendo partire le indagini.

I racconti forniti dalle ragazzine coincidono: durante l'incontro con Seferovic, al quale la minore era andata con la sua amica, il 21enne le avrebbe costrette a seguirlo in un terreno nascosto alla vista dei passanti, dove avrebbe abusato sessualmente di loro, mentre il suo amico faceva da palo, dopo averle legate per impedire loro di allontanarsi.

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