Da quando Bergoglio è stato eletto papa, una voce si rincorre nei corridoi della curia: "Vuole abolire il Vaticano", dove con questo termine si intende tutta la struttura politica e cerimoniale della Chiesa. Del resto, lo stesso braccio destro di Bergoglio, mons. Victor Manuel Fernandez, disse in un'intervista al Corriere: "La Curia vaticana non è una struttura essenziale. Il Papa potrebbe pure andare ad abitare fuori Roma, avere un dicastero a Roma e un altro a Bogotà e magari collegarsi per teleconferenza con gli esperti di liturgia che risiedono in Germania". Ipotesi surreali o no? Difficile dirlo, considerata l'imprevedibilità di papa Francesco. Quel che è certo è che questa ipotesi è portata avanti dalle ali più progressiste della Chiesa da tempo.
Come riporta Antonio Socci su Libero di oggi, "l' ambizione del papa argentino è stata (...) dichiarata da uno dei suoi più stretti collaboratori. Il suo braccio destro mons. Victor Manuel Fernandez disse testualmente: 'Bisogna sapere che lui (Bergoglio) punta a riforme irreversibili'. Una frase che può avere un' interpretazione molto rivoluzionaria ed eterodossa per la Chiesa. Infatti la Chiesa appartiene a Gesù Cristo, non al papa.
I papi ne sono solo dei custodi temporanei, non i proprietari: non hanno un potere che si estende nei secoli dei secoli come Gesù Cristo. Per definizione 'irreversibile' è solo la Legge di Dio che è nella Sacra Scrittura e nel magistero costante della Chiesa".
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