Sea Watch, le chiese evangeliche: "Accogliamo noi i migranti. È un dovere civile di ogni democrazia"

L'appello lanciato dalle chiese evangeliche che si dicono pronte ad accogliere i migranti all'interno della Sea Watch 3

Sea Watch, le chiese evangeliche: "Accogliamo noi i migranti. È un dovere civile di ogni democrazia"

Adesso le chiese evangeliche sono pronte ad accogliere i passeggeri della Sea Watch. E così dopo l'annuncio del parroco di Lampedusa, le chiese protestanti tendono la mano ai migranti. "Mettiamo a disposizione le nostre strutture di accoglienza in Italia e le relazioni con le chiese sorelle d'Europa per approntare un piano di ricollocazione in Europa di una quota dei migranti soccorsi dalla Sea Watch". Lo dice il pastore Luca M. Negro, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia. "Accogliere i migranti in fuga dalle persecuzioni - è dovere civile di ogni democrazia; ma per noi evangelici è anche un servizio al prossimo radicato nella tradizione biblica e un imperativo della nostra fede - spiega - tutte le chiese che compongono la Fcei hanno solide relazioni con le loro sorelle in Europa, molte delle quali sono attivamente impegnate in programmi d'accoglienza dei migranti. Siamo convinti che la collaborazione tra governi nazionali, istituzioni europee e società civile sia essenziale per la costruzione di una politica di accoglienza efficace e rispettosa dei diritti umani".

La situazione a bordo della Sea Watch, ancorata al largo di Lampedusa, resta drammatica, secondo quanto riportato a SkyTg24 dalla portavoce Giorgia Linardi. "Le persone a bordo sono molto irrequiete dopo lo sbarco di parte di loro si preoccupano per la loro sorte, qualcuno ha detto che preferirebbe uccidersi piuttosto che tornare indietro. A bordo ci sono persone vulnerabili, tra queste un disabile senza un arto inferiore, donne, tra le quali anche una incinta, ma tutti in generale hanno diritto a un porto sicuro". Linardi risponde anche sulla proposta avanzata dalle chiese evangeliche: "è un segno importantissimo e la dimostrazione che un riparto dei migranti è possibile a livello europeo e che manca solo la volontà politica degli stati membri dell'Ue perchè ciò avvenga".

La Ong tedesca ha segnalato ieri uno "stato di emergenza" a bordo, e attende "istruzioni" dal governo italiano. Il vicepremier Matteo Salvini è stato chiaro. "Costi quel che costi, questo barcone non attracca e questi immigrati non scendono. Vediamo, tira e molla. Adesso questi hanno chiesto alla Capitaneria di porto di prendere gli immigrati a bordo e farli imbarcare noi. Col piffero". L'altro vicepremier Luigi Di Maio invece, ha chiesto maggiori garanzie dall'Unione europea. "Prima di farli sbarcare, e far scattare il regolamento di Dublino, dobbiamo avere la garanzia che l'Europa se ne prenda carica, altrimenti resteranno solo in carico all'Italia.

La politica migratoria portata avanti come governo fino a ora è stata efficace. Noi siamo - conclude - per la redistribuzione dei migranti in Europa, per una linea che consenta all'Italia di affrontare questo problema senza doversi sobbarcare tutti i migranti".

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