Donald Trump ha vinto, stravinto su Hillary Clinton. È lui il nuovo presidente degli Stati Uniti d'America. Il mondo non si è fermato né è crollato, anzi le Borse hanno alla fine brindato al nuovo venuto. Nessun disastro quindi, come nel dopo Brexit, come sarà il 5 dicembre in Italia se dovessero vincere i «no» al referendum costituzionale, come sempre accade quando il popolo ha la possibilità di esprimersi liberamente. Il successo di Trump ha smascherato i terroristi politici e mediatici che avevano previsto scenari apocalittici.
E pure gli imbroglioni, i faziosi, le star di Hollywood che dal chiuso delle loro ville dorate e blindate pensano di sapere come gira il mondo. Trump ha distrutto, spero per sempre, il politicamente corretto, cancro della modernità, ha seppellito i complessi di colpa per non essere chic e buonisti come ci vorrebbe la sinistra. Ha vinto perché è un unicum, come lo è stato da noi Silvio Berlusconi vent'anni e passa fa, perché ha dato dignità ai cittadini che hanno paura degli immigrati invece di bollarli come razzisti, perché ha detto che un Paese è tale in quanto ha confini inviolabili e leggi da rispettare, perché dice che abbasserà le tasse, che frenerà l'invasione oltre che di uomini anche di merci per favorire le imprese americane. Ha vinto perché non è un politico (prima volta nella storia dell'America), perché Obama è stato uno dei peggiori presidenti e perché la Clinton era, ed è, esattamente il contrario di tutto questo.
Ci voleva tanto a capirlo e prevederlo? Non credo, eppure è andata così. A rileggere i giornali e a rivedere i telegiornali e i programmi Rai delle ultime settimane non so se c'è da ridere o piangere, ma certo c'è da vergognarsi ad appartenere a una categoria con un tasso così alto di stupidi tromboni che confondono i salotti di New York per l'America: Hillary la santa vincente, Donald il maniaco impresentabile. E tutti, da Papa Bergoglio al duo Renzi-Boschi fino ai grandi capi dell'Europa fallita e snaturata a suonare la grancassa. Salvo poi prendere atto che le donne, gli immigrati, gli operai e i cattolici americani hanno scelto di stare con il «Dio, patria e famiglia» di Trump invece che con la melassa clintoniana.
Al povero Renzi non ne va più bene una.
Dopo quelle pacche sulla spalla con Obama alla Casa Bianca, dopo quel suo tifare sguaiato per la Clinton nella recente visita a Washington, pensava di essersi assicurato un futuro da statista. È finito sotto un Trump: cornuto e, dal 5 dicembre, pure mazziato dagli italiani nell'urna. Lui cadrà, il mondo no. Proprio come per la Clinton ieri.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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