"Gli snob di Slow Food invidiosi dei contadini e del vino a buon prezzo"

L'associazione fondata da Petrini attacca le bottiglie del cantante vendute a 2 euro Lui replica: "Non accettano il mio successo"

"Gli snob di Slow Food invidiosi dei contadini e del vino a buon prezzo"

Tutto il mondo (compreso il Kazakistan dove ora si trova in tournée) sa bene che per Al Bano la «felicità è un bicchiere di vino con un panino». Ma non tutti sono al corrente del fatto che sul «panino» Al Bano è anche disposto a transigere, ma sul «bicchiere di vino», no. Quello proprio non devono azzardarsi a toccarglielo. Soprattutto se il vino è suo, delle Tenute Al Bano Carrisi; bottiglie di qualità, premiate nei giorni scorsi addirittura dalla Fondazione Italiana Sommelier che ha nominato il cantante pugliese «ambasciatore del vino italiano nel mondo». Ma ad inacidire il brindisi del «cigno di Cellino San Marco» è arrivato, come una goccia di metanolo, l'articolo della redazione di Slow Food: associazione autonominatasi depositaria culturale del «meglio della tradizione enogastronomica italiana».

In nome di tale investitura Slow Food ha picchiato - anzi, pigiato - duro sull'uva della cantina di Al Bano: «Ci ha stupito non poco vedere offerti i suoi vini pugliesi a meno di 2 euro a bottiglia. Probabilmente si vuole sfruttare la fama del produttore per attirare i clienti, fatto sta che l'offerta è davvero stracciata. Per noi è importante far capire ai lettori e ai consumatori che il vino ha un suo costo di base, sotto il quale è difficile andare se si vuole mantenere una qualità media non solo in bottiglia ma anche della filiera produttiva».

E poi: «Si può risparmiare su tutto ma quando comincia ad andarci di mezzo la salute di chi lavora o dell'ecosistema naturale allora è meglio fermarsi e ragionare su quello che si acquista». Parole ingenerose verso chi come Al Bano ha sempre attribuito al vino un valore sacrale. «Potrei vendere il mio vino a 40-50 euro a bottiglia - spiega al Giornale -, ma ho deciso di essere popolare anche in questo settore. Quella di Slow Food è gente snob, invidiosa forse del mio successo di “contadino“ che ho raggiunto senza mai sfruttare la mia fama di artista».

Bella storia, la sua: «Partirò. Diventerò un cantante e quando tornerò, costruirò una cantina per dedicarla a te». E Al Bano partì dal piccolo paese di Cellino San Marco, nel cuore del Salento, e da una situazione di povertà, pronunciando questa frase al padre, Don Carmelo. La promessa la mantenne. Nascono così le Cantine di Al Bano Carrisi, da una linea di vini bianchi chiamati appunto «Don Carmelo». Oggi le Cantine producono 10 linee di vino, grappa spumante e olio d'oliva. I vini variano tra rossi, rosati e bianchi, ricavati da vigneti tra i 40 e 75 anni che comprendono Primitivo, Negramaro, Salice Salentino, Chardonnay e Aleatico. «Quando ero bambino mio padre mi portò alla vigna e mi insegnò a liberarla dalle erbacce: “Se dai alla terra, la terra ti dà“, mi diceva, così ho capito che prima ancora del vino, dalla vigna ti veniva un sorso di saggezza».

Ieri l'articolo di Slow Food che buttava aceto sulla convenzione stipulata tra le cantine Al Bano Carrisi e gli ipermercati Coop, è stato ripreso e ampliato dal sito Dagospia . Che - considerato l'argomento - non poteva esimersi dal fermentare una sintesi spumeggiante: «A Gesù il miracolo dei pesci, ad Al Bano quello del vino - Come fa l'ugola del Tavoliere a vendere agli ipermercati della Coop il suo vino a meno di 2 euro!? Che tipo di uva impiega, quella a 45 giri?».

Al Bano da quaggiù e

il padre, Don Carmelo, da lassù, hanno già pronto il disco per l'occasione: Nel perdono . «Sì, ma “perdono“ fino a un certo punto - conclude il cantante - I mieli legali seguiranno la faccenda».

Intanto, felicità a tutti.

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