Ieri mattina al centro studi della Confindustria dopo aver sfidato l'Europa, Giovanni Tria ha fatto la stessa cosa con la matematica: far rientrare tutta la lista della spesa del governo gialloverde nel rapporto deficit-Pil al 2,4% è roba da premio Nobel. Anche perché il ministro dell'Economia è partito dalla premessa che il governo precedente ha sforato del 2%. Per cui resterebbe solo lo 0,4% per cancellare la Fornero, attuare l'intervento fiscale promesso dalla Lega e abbozzare il reddito di cittadinanza. Tra gli astanti Fabrizio Cicchitto, che di questi argomenti si occupava da quando era responsabile economico del Psi e poi lo ha fatto per venti anni con Forza Italia, sommando tutte le voci della manovra su un foglietto con la matita, è rimasto allibito: «Non basterebbe ha spiegato neppure il 3,5%! Sono sulla Luna. Il problema non è Tria, il vero dottor Stranamore del governo è Paolo Savona. Lui dice ai grillini quello che vorrebbero sentirsi dire, al di là della realtà».
Già, Il dottor Stranamore, il personaggio di un vecchio film di Stanley Kubrick, dal sottotitolo alquanto esplicativo: «Ovvero: come imparai a non preoccuparmi e ad amare la bomba». Narra le gesta di un generale americano invasato contro l'Unione Sovietica e di uno scienziato pazzo, che nella loro follia riescono a scatenare una guerra nucleare che porta alla distruzione del globo. Al posto dell'Urss basta mettere la Ue, nel ruolo del maggiore King-Kong che cavalca la bomba nucleare fino all'esplosione potrebbe esserci Di Maio, mentre - a sentire Cicchitto - Savona calza a pennello il ruolo del dottor Stranamore. In ultimo la «bomba», che naturalmente è la «manovra» economica in pentola in quel laboratorio di esplosivi che è il governo gialloverde. In fondo, proprio Savona l'aveva presentata così al direttore della rivista il Nodo di Gordio: «Abbiamo lanciato il guanto di sfida alla vecchia Europa. Ora dobbiamo vincere la guerra, perché guerra sarà».
Solo che da che mondo è mondo, la guerra si fa, non si dichiara. Basta leggere gli insegnamenti dell'Arte della guerra di Sun-Tzu o i libri di storia fino alle pagine dedicate alla guerra dei 6 giorni con cui Israele piegò il mondo arabo. Invece, i tamburi di guerra contro la Ue a Roma rullano incessantemente dal 4 marzo. Tanto che Di Maio ha esaurito l'armamentario di minacce da rivolgere a Bruxelles, mentre Salvini, in mancanza di meglio, ha dovuto ripiegare sul vecchio tasto del tasso alcolico del Presidente della Commissione, Juncker. «È un grave errore strategico ammette il sottosegretario alla difesa grillino, Angelo Tofalo dichiarare la guerra prima di cominciarla». Inoltre i dottor Stranamore nostrani, hanno ripetuto l'errore dell'Italietta del Ventennio: sono arrivati al conflitto impreparati. Al grido «spezzeremo le reni all'Europa», si sono gettati in quest'avventura sbagliando innanzitutto i tempi: hanno dato il via all'operazione proprio quando, da questo mese, la Bce dimezzerà l'acquisto di titoli, esponendo il nostro Paese alla speculazione dei mercati. Non basta. A parte le cifre che contiene, la manovra è difficile da difendere sul piano qualitativo: c'è poco alleggerimento fiscale e tanta spesa assistenziale. «Gli unici contenti saranno al Sud osserva Umberto Bossi sommeranno reddito di cittadinanza e lavoro nero. Alla fine non ci saranno i soldi e l'azzardo si porterà dietro i tagli alla sanità. Questi dicono che lo spread è una sfida, per me è solo sfiga!». «Inoltre, a sentire la grillina Castelli, i poveri che ne usufruiranno aggiunge Giorgio Mulè di Forza Italia vivranno in un regime da 41bis: non potranno comprare sigarette, superalcolici e una volta al mese potranno andare da Unieuro».
Ancora. Anche se al ministro Tria fischieranno le orecchie, Giorgio La Malfa, da 50 anni amico fraterno di Paolo Savona, mette il dito nella piaga: «L'analisi con cui Paolo difende la manovra ha un senso, ma al ministero dell'Economia c'è Tria che ha detto il contrario fino a due giorni fa. Per essere credibili Tria non dovrebbe essere più là».
Insomma, il governo è partito per la guerra a Bruxelles impreparato, diviso e confuso. I bollettini di guerra sono da Caporetto. L'impennata dello spread per le scaramucce estive già ci costava attorno ai 5-6 miliardi di più per interessi sul debito, ora, con il divampare della guerra e lo spread a 300 punti, molto di più: basta pensare che i titoli italiani ad un anno due giorni fa erano allineati a quelli greci. Tant'è che il governo ha fatto qualche passo indietro: nel 2020 il rapporto deficit-Pil nel Def non sarebbe più al 2,4% ma al 2,1% e l'anno successivo all'1,8%.
«La verità si inalbera Antonio Rinaldi, uno dei consiglieri di Savona è che la guerra contro di noi l'ha dichiarata una Commissione, in fin di vita, che sa benissimo che la geografia politica del prossimo Parlamento di Strasburgo cambierà profondamente. Hanno paura se addirittura si vocifera che la Merkel potrebbe candidarsi per la successione di Juncker. E usano contro di noi le armi che usarono contro il Cav».
Sarà, ma Berlusconi è alquanto perplesso. Intanto perché il paragone con il 2011 non calza: allora ci fu una guerra nella Ue su come affrontare la crisi globale tra la scuola rigorista (Merkel) e quella che puntava sullo sviluppo (il Cav), e la seconda soccombette; oggi, invece, il governo gialloverde ha dichiarato una guerra unilaterale a Bruxelles. Inoltre c'è molto caos in giro. Una decina di giorni fa, nella settimana dei vertici del centrodestra, raccontano che Berlusconi avrebbe sentito questi discorsi dalla viva voce di Salvini: «Prima delle europee non succederà niente. Non ci sarebbe neppure l'occasione del classico incidente per far saltare il governo. Le elezioni europee, invece, determineranno un cambiamento paragonabile alla fine del muro di Berlino. Già con i dati di oggi noi raddoppieremmo la nostra rappresentanza a Strasburgo, da 12 a 25. A quel punto sarò molto più forte per rompere con i grillini. E magari per andare ad elezioni a settembre».
Parole a cui dopo dieci giorni il Cav crede sempre meno. Continua a pensare che il leader della Lega sia l'unico interlocutore, ma sta alla finestra. «Sono preoccupato ha raccontato a più di un amico . Salvini è pieno di se stesso. Pensa di aver sottomesso i 5 Stelle. Di poter fare con i grillini quello che vuole: tanto che ipotizza di andare al voto con loro alle prossime elezioni. A Forza Italia darebbe 15-20 posti nelle liste, per garantire una soglia di sopravvivenza. Lasciamo stare... Sono preoccupato, soprattutto per il Paese. Per quello che vedo in Europa.
La verità è che con Matteo non si riesce più a ragionare. Se gli dici che questa manovra non va, ti risponde supponente: Franklin Delano Roosevelt nel '29...». Appunto, nel governo gialloverde c'è chi si comporta come il dottor Stranamore e chi pensa di essere Roosevelt.
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