Sarà pure un avvocato, ma parla come un pm. Giuseppe Conte si presenta al Senato e snocciola i punti del suo programma: per molti analisti il suo è un discorso generale, come è normale quando si va a chiedere la fiducia. Ma se si leggono in filigrana le sue dichiarazioni, si scopre che non è cosi. Il capitolo giustizia, ad esempio, è tutto costruito con toni muscolari e ha venature giustizialiste. Il premier non si fa mancare niente e annuncia l'inasprimento delle pene contro i corrotti, un vecchio mantra del partito dei giudici, e ancora l'utilizzo degli agenti sotto copertura, tema assai caro all'ex pm di Mani pulite Piercamillo Davigo, e l'allungamento dei tempi della prescrizione, che Forza Italia vede come il fumo negli occhi. Non basta: fra squilli di tromba si preparano le celle «per i grandi evasori». Infine, Conte recupera uno storico cavallo di battaglia della gauche: «Il conflitto di interessi, vero tarlo del Paese».
Insomma, gli ingredienti per deliziare la base girotondina dei Cinque stelle e l'anima forcaiola della Lega ci sono tutti.
Per carità: il capo del governo si sofferma su una giustizia che deve dare elementi certi al mondo produttivo e tornare a conquistare i cittadini sfiduciati: impossibile non essere d'accordo nel Paese che ha processi interminabili e un sistema di diritto cosi frastagliato e contorto da allontanare le grandi imprese e i loro capitali. Ma questa è la cornice. Poi ci sono i dettagli che indicano una direzione di marcia precisa.
Cominciando dal capitolo pene. «Contrasteremo la corruzione spiega con toni drammatici - che si insinua in tutti gli interstizi delle attività pubbliche». Come? Qui Conte sposa la risposta più facile, a furor di popolo: «Aumenteremo le pene per i reati contro la pubblica amministrazione con l'introduzione del Daspo contro i corrotti e i corruttori». In realtà, toghe autorevoli come Carlo Nordio ripetono da anni che questa strada non va da nessuna parte. Servirebbero invece appalti più celeri, regole più snelle, leggi meno contorte, una burocrazia non in formato labirinto. Invece la ricetta di Conte è più carcere. Sempre che si arrivi alle sentenze. Per questo si dovrebbe accelerare il metronomo, ma la soluzione trovata è un'altra: bloccare la sabbia nella clessidra. «Riformeremo la prescrizione - afferma il capo del governo rivolgendosi verso i banchi di Forza Italia - che deve essere restituita alla sua funzione originaria. E non più ridotta a mero espediente per sottrarsi al giusto processo». Frasi accolte fra brusii e perplessità da una parte importante del centrodestra, ma la cavalcata di Conte prosegue. Inarrestabile: «Rafforzeremo l'azione degli agenti sotto copertura», prevista dalla Convenzione di Merida e da non confondere, precisazione necessaria vista la confusione imperante, con il lavoro degli agenti provocatori. Ma il tono è sempre quello: più manette e meno garanzie per i cittadini. E se la macchina viaggia a rilento pazienza: chi è inquisito dovrà farsene una ragione e pazientare come Giobbe. Prima o poi la tempesta passerà.
Conte va in tutte le direzioni. E fa ancora un paio di promesse che marcano il suo esecutivo: «Carcere vero per i grandi evasori». Dove il vero la dice lunga sule intenzioni della maggioranza.
Infine, l'esecutivo affronterà il conflitto di interessi, «vero tarlo che mina il nostro sistema economico e sociale». E da sempre un collante formidabile per le truppe antiberlusconiane. La mobilitazione può cominciare. Conte ha un tono leggero, ma disegna scenari forti. Per ora sono applausi e fischi. Poi si vedrà.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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