Stephen Hawking, il fisico più famoso del mondo, ha studiato l'Universo per anni e gli ha dedicato buona parte della sua vita.
Negli ultimi anni i suoi lavori e le sue ricerche si sono concentrati sul futuro della razza umana e sull'eventualità della presenza di altre forme di vita, abitanti in altre galassie, e qualche giorno fa al quotidiano spagnolo El País ha detto la sua su una possibile invasione del nostro pianeta da parte degli alieni.
"Se gli alieni arrivassero sulla Terra, le conseguenze sarebbero come quelle di quando Cristoforo Colombo arrivò in America, cosa che non si è rivelata positiva per le popolazioni native americane", ha dichiarato l'astrofisico britannico, che ha continuato: "Questi alieni tecnologicamente avanzati sarebbero nomadi, con l'obiettivo di conquistare e colonizzare qualunque pianeta raggiungibile da loro".
Il premio Nobel non ha dubbi sull'esistenza di altre forme di vita: "Per il mio cervello da matematico, già solo i numeri bastano a farmi pensare alla presenza degli alieni come eventualità perfettamente razionale. La vera sfida è capire come sono fatti".
Il professore aveva già spiegato che la migliore possibilità di sopravvivenza per la razza umana sarebbe quella di lasciare il pianeta perché "c'è un serio rischio che una catastrofe ambientale distrugga la Terra".
Già a luglio Hawking si era speso per il lancio del programma "Breakthrough Listen", un piano di 10 anni, costato circa 90 milioni di euro e finanziato dal magnate russo Yuri Milner.
L'intento è quello di sondare i cieli per captare segnali radar trasmessi dagli alieni, scandagliando l'intera Via Lattea e altre cento galassie vicine.
L'accademico britannico, che ha tenuto per molti anni la stessa cattedra di Isaac Newton a Cambridge, ne è convinto: "Da qualche parte nell'universo c'è vita intelligente che forse ci guarda, vedendoci come stelle lontane".
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