Stupratore kosovaro ai domiciliari, Severino difende la procura: "Scelta tecnica"

Ancora polemiche per la scelta di mandare ai domiciliari il kosovaro che violentò una 24enne incinta. Dopo le proteste lo stupratore vuole cambiare casa

Stupratore kosovaro ai domiciliari, Severino difende la procura: "Scelta tecnica"

Mentre Vilson Ramaj, il kosovaro 32enne arrestato venerdì scorso per avere stuprato una ventiquattrenne a Bergamo e finito ai domiciliari, sta valutando la possibilità di inoltra la richiesta per cambiare domicilio, il ministro della Giustizia Paola Severino difende la scelta presa dalla procura. "Comprendo le tensioni perchè il caso è terribile, orrendo, aggravato ancor di più dallo stato di gravidanza della giovane vittima - ha spiegato la Guardasigilli - allo stesso tempo bisogna ricordare che il nostro codice prevede da sempre che si possa attendere la sentenza in carcere o ai arresti domiciliari, è una scelta tecnica del giudice".

"Abbiamo applicato le norme del Codice di procedura penale", ha spiegato nei giorni scorsi il procuratore Francesco Dettori facendo presente che le linee del Codice di procedura penale impongono certe linee di comportamento "Sono linee di operatività imprescindibili - ha continuato - bisogna capire che il pm non è un accusatore puro e semplice, ma è anche il tutore della legalità. Il Codice va utilizzato come si deve, non possiamo essere asserviti alle reazioni più o meno razionali dell'opinione pubblica. Nemmeno noi magistrati possiamo essere al di sopra della legge''. Ai microfondi di Prima di tutto su Rai radio 1, la Severino è intervenuta spiegando che quello di Bergamo è "un caso orrendo" aggravato dalla circostanza che la donna è incinta. "Pensare che una ragazza non possa andare a riprendere la macchina al parcheggio senza rischiare di essere violentata è veramente atroce", ha continuato la Guardasigilli che, però, ha invitato a fare fare dei distinguo dal punto di vista tecnico. "Il nostro codice prevede che si possa attendere la sentenza vuoi in carcere vuoi agli arresti domiciliari - ha concluso la Severino - si tratta di una scelta di carattere tecnico e qui il giudice certamente avrà valutato anche i precedenti della persona, ritenendo che la sua vita trascorsa consentisse di dire che non avrebbe ripetuto quel reato e che comunque la detenzione domiciliare potesse essere sufficiente".

Nel frattempo il legale di Romaj sarebbe pronto a chiedere il cambio di

domicilio dopo che sabato sera, sotto la casa dell'immigrato kosovaro, si era raccolto un gruppo di duecento persone infuriate che avevano lanciato fumogeni, bottiglie e altri oggetti contro l'abitazione.

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