Subappalti su Tav e autostrade: raffica di arresti per corruzione

Nel mirino dei pm la Salerno-Reggio Calabria e l'alta velocità Milano-Genova. In manette 35 tra imprenditori e dirigenti. L'accusa è di corruzione e associazione a delinquere

Subappalti su Tav e autostrade: raffica di arresti per corruzione

Una raffica di arresti lungo tutto lo Stivale. Dal Lazio alla Lombardia, dal Piemonte alla Liguria. E ancora: Toscana, Abruzzo, Umbria e Calabria. Sin dalle prime luci dell'alba i carabinieri del Comando Provinciale di Roma hanno messo a soqquadro l'intero Paese facendo scattare le manette a trentacinque indagati e portando alla luce un vastissimo sistema di corruzione che oliava le Grandi Opere del Belpaese (guarda il video). "C'è una trasformazione della tangente - sottolinea il procuratore aggiunto a Roma, Paolo Ielo - da denaro ad assegnazione di lavori".

I trentacinque indagati sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere, corruzione per atti contrari ai doveri d'ufficio e tentata estorsione. Accuse pesantissime che rifuardano la costruzione di snodi infrastruttuarali fondamentali per il sistema Italia. L'inchiesta "Amalgama", coordinata dalla Procura della Repubblica di Roma, e condotta dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Roma, ha portato gli inquirenti a ipotizzare "una associazione per delinquere finalizzata al compimento di condotte corruttive per l'ottenimento di contratti di subappalto nell'ambito dei lavori per la realizzazione delle seguenti opere pubbliche". Secondo gli inquirenti, il responsabile dei lavori su importanti opere pubblichecertificava la regolarità delle opere, a prescindere da come venivano eseguite. E lo faceva per avere in cambio subappalti e forniture a società che a lui facevano riferimento, per un importo complessivo stimato dagli investigatori di oltre 5 milioni di euro. Il risultato? Lavori eseguiti con materiali scadenti e "cemento che sembra colla", come sottolinea uno degli indagati al telefono con un socio.

Nel mirino del sistema corruttivo erano finiti la tratta della Tav Milano-Genova-Terzo Valico Ferroviario dei Giovi, il sesto macrolotto dell'autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria e la "People Mover" di Pisa. L'indagine ricostruisce le condotte illecite di un gruppo di persone costituito, organizzato e promosso da Giampiero De Michelis che, fino al dicembre dell'anno scorso, era il direttore dei lavori nell'ambito delle tre citate opere pubbliche e dal suo socio di fatto, Domenico Gallo, un imprenditore calabrese operante nel ramo delle costruzioni stradali, che si è avvalso del contributo di altre nove persone, tra cui anche alcuni funzionari del consorzio Cociv. Nella rete dei pm sono rimasti invischiati anche alcuni figli di politici. Mentre Giandomenico Monorchio, imprenditore di 46 anni, figlio dell'ex Ragioniere dello Stato Andrea, è finito in manette, risulta invece indagato Giuseppe Lunardi, figlio dell'ex ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Pietro. Monorchio è amministratore della Sintel, società incaricata della direzione dei lavori per la realizzazione della tratta dell'alta velocità Milano-Genova.

Nella realizzazione del Terzo Valico, per pilotare l'assegnazione dei lotti ad alcune società ed escluderne altre, i dirigenti preposti allo svolgimento delle gare indette dal general contractor facevano in modo che offerte anomale divenissero regolari in violazione ai principi della "par condicio".

"In altri - spiegano gli inquirenti - si avvalevano della compiacenza di concorrenti di comodo, in realtà non interessati all'aggiudicazione della gara, per indirizzare direttamente l'assegnazione all'unico concorrente interessato". Un giro d'affari complessivo, quello relativo al Terzo Valico, di oltre 324 milioni di euro (guarda il video).

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