Nuovo naufragio nel Canale di Sicilia, il terzo nel giro di soli tre giorni. Quarantacinque immigrati sono morti dopo che il barcone è affondato al largo delle coste libiche. Nonostante l'intervento immediato della Marina militare, che si è fiondata in acque internazionali con la nave Vega salvando 135 persone, molte persone non ce l'hanno fatta. All'arrivo dell'unità della Marina il barcone era già affondato quasi del tutto. Nel corso delle operazioni di salvataggio l'imbarcazione si è poi inabissata in mare. Vi sarebbero ancora decine di dispersi, ma il loro numero non è al momento quantificabile.
Diciassette, oggi, le operazioni di soccorso coordinate dalla centrale operativa di Roma delle Capitanerie di Porto: oltre 2.000 le persone tratte in salvo da mezzi della stessa Guardia costiera, della Marina Militare, di organizzazioni non governativa e di quattro rimorchiatori e un mercantile dirottati per i soccorsi. Circa 1.900 persone erano a bordo di sedici gommoni, tutti soccorsi. Alcuni centinaia si trovavano invece sul barcone semiaffondato. Ieri le persone tratte in salvo erano state 4.000. E per domani si attende l'arrivo a Catania di un rimorchiatore con 890 immigrati, un centinaio dei quali sono donne e minori. Un copione noto, che si ripete all'indomani dei naufragi avvenuti ieri e l'altro ieri.
La Lega alza la voce. Temendo un'altra estate calda Matteo Salvini chiede un incontro urgente a Matteo Renzi: "Di fronte alle 4.000 persone salvate ieri, ai morti annegati, agli oltre 40mila sbarcati dall'inizio dell'anno non possiamo stare zitti e fermi. Vogliamo presentare le nostre proposte. Ci rifiutiamo di assistere a questo disastro in silenzio". Ma già prima che il leader del Carroccio parlasse, il premier dal G7 in Giappone ha invitato a tenere i nervi saldi: "Parlare al momento di emergenza è fuori luogo". Ora il governo aspetterà la fase di concretizzazione sul Migration Compact per iniziare a lavorare con i primi paesi della fascia subshariana, interessati a lavorare con la Ue, come il Niger. Ma gli immigrati non arrivano solo da quell'area e non giungono solo via mare, soprattutto da quando si è aperta la rotta Balcanica. E questo pone un quesito anche sotto il profilo della loro redistribuzione. Perché, come fa notare il ministro dell'Interno Angelino Alfano, "quando eravamo a 170 mila arrivi, nel 2014 e gli altri paesi a zero, la redistribuzione era a nostro vantaggio.
Ma ora che ne sono arrivati tantissimi in Grecia, Ungheria, Austria non è neanche detto che saremo tra i paesi cedenti migranti con i ricollocamenti e non dovremmo invece prenderne".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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