Nel lontano 2011 ospite di Michele Santoro ad AnnoZero, in un contesto ove non ero certo relatore unico, ma in presenza di contraddittorio, avevo il ruolo di difensore della causa pro-nucleare. Il contraddittorio era naturalmente impari, perché ai tre-contro-tre formali si aggiungeva anche il conduttore, antinuclearista per propria stessa dichiarazione (anche se devo riconoscergli una complessiva correttezza, che tanto apprezzai quanto mi sorprese), e anche perché in collegamento dall'esterno v'erano altri, diciamo così, oppositori. Tra questi Beppe Grillo, che non una parola di critica mosse, in quella sede, per controbattere le mie affermazioni.
Dopo alcune settimane, in un comizio a San Benedetto del Tronto, Grillo inveì contro di me e in mia assenza, non solo col suo solito colorito fraseggio.
Del tipo di quello che, per esempio, usava contro Umberto Veronesi, quando lo chiamava «Cancronesi», o contro il premio Nobel Rita Levi Montalcini, chiamandola pubblicamente «vecchia puttana», con ciò sottintendendo che dietro pagamento (delle case farmaceutiche? Boh!) la scienziata chissà di quali falsificazioni scientifiche si fosse macchiata. Grillo dovette patteggiare, si macchiò la fedina penale, e risarcì la Montalcini con, pare, 50mila euro, oltre le spese legali. Per altre diffamazioni è stato condannato in sede civile: insomma, la diffamazione come mezzo di opposizione contro chi ritiene proprio avversario, si addice molto a Beppe Grillo.
Nel mio caso, il linguaggio colorito fu: «Battaglia ha detto che a Chernobyl non è morto nessuno: è un coglione, io lo prendo a calci in culo, lo sbatto in prigione, gli impedisco di parlare in televisione. Battaglia è un consulente delle multinazionali».
Che è come dire che anch'io, come la Montalcini, dietro pagamento, per giunta di cattivi potenti, dico menzogne. Ora, siccome io insegno ogni anno a più di 200 studenti, che pagano le tasse, e il mio ateneo mi paga uno stipendio, tutte queste persone sono molto interessate a sapere se io nelle mie lezioni insegno cose false perché ci sono dei cattivissimi che mi pagano per dirle. Così non ho potuto non querelare Grillo per diffamazione.
Il Tribunale competente era quello di Ascoli Piceno. Che fa passare un anno perché non sapevano chi Beppe Grillo fosse: al pm produssero la fedina penale di un tal Giuseppe Grillo incensurato. Mentre Beppe Grillo è un pregiudicato (per omicidio colposo plurimo) oltre ad avere già patteggiato un reato di diffamazione.
Infatti il bravo pm gli contestò l'aggravante della recidiva. Come Dio volle, nel 2015 Grillo fu condannato a un anno di reclusione e a una provvisionale a mio favore pari a quella riconosciuta alla Montalcini.
V'è un fatto inquietante nelle dichiarazioni di Grillo che indusse il giudice di Ascoli a condannarlo a un anno di galera anziché ai seimila euro chiesti dal pm. Grillo disse al comizio: «Ai tempi del fascismo non si mediava, o si era fascisti o si era antifascisti; e gli antifascisti venivano mandati in galera».
E subito dopo: «anche io non medio; io Battaglia lo sbatto fuori dalla televisione e lo mando in galera». Ora, Grillo aspira a diventare presidente del Consiglio: tutti coloro coi quali egli non è disposto a mediare (e io sono l'ultimo di costoro), sappiano quindi qual è la loro sorte. La galera sicuro (l'ha detto Grillo), olio di ricino, pece e piume non saprei: glielo chiederemo.
In Ancona, ieri, ad appena due anni dalla prescrizione, siamo giunti all'udienza d'appello. Nella quale Grillo chiede un rinvio perché deve produrre un'altra prova: il filmato della trasmissione AnnoZero. Anche uno studente del primo anno sa che quella non può avere alcuna connessione col reato ascritto a Grillo. Secondo l'imputato, sarebbe necessario ascoltare le mie affermazioni ad AnnoZero per potere egli dimostrare la propria innocenza del reato di diffamazione commesso alcune settimane dopo.
Altri avvocati che erano presenti in aula per le successive udienze si sono messi a sorridere quando hanno ascoltato che, senza che il pm di Ancona dicesse pio sulla stravagante richiesta di Grillo, i giudici hanno accolto quella richiesta. Uno m'ha detto: professore, ma lei s'è messo contro un impunito come Grillo? Auguri. Già, auguri: alla prossima udienza sul banco degli imputati ci sarò io.
Ma il processo non era contro Grillo col capo d'imputazione di diffamazione aggravata?
Ai miei più di duecento studenti io insegno menzogne perché qualcuno mi paga? Boh.
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