Toh, il sussidiario per immigrati vieta il Tricolore

Toh, il sussidiario per immigrati vieta il Tricolore

Eccolo qui, un bel corso di italiano per «studenti migranti» adatto «ai corsi dei Centri Provinciali per l'Istruzione degli Adulti (CPIA)». Adesso immaginate la faccia del migrante nel vedere la copertina, ovvero niente meno che i colori della bandiera del movimento LGBT, cioè Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender, più nota come bandiera gay. Nel caso migliore il povero migrante penserà di essere capitato in mezzo a un popolo ben strano; nel peggiore che allora è vero da noi ci si può lietamente dedicare al saccheggio sessuale.

La nostra prima considerazione di fronte a quella copertina, invece, è che ignoranza e sciatteria incombono anche fra editori e grafici: è evidente che chi ha pubblicato il volume ha confuso la bandiera dell'orgoglio LGBT con quella della pace, che ha un colore in più, e in senso inverso.

La seconda considerazione è che saremmo curiosi di sapere quanti e quali Centri Provinciali per l'Istruzione degli Adulti hanno adottato il volume: i CPIA dipendono infatti dal ministero dell'Istruzione (e dell'Università! e della Ricerca!) e sono finanziati con i soldi nostri, che non dovrebbero venire distribuiti a editori zotici.

La terza considerazione è sulla simbologia delle bandiere. A tutti viene in mente che, per un corso di italiano, si debba fare riferimento all'Italia, ovvero alla nostra bandiera. Badate, non sono fra quelli cui luccicano gli occhi vedendo il tricolore (piuttosto mi ricorda gli eccessi pseudopatriottici che accompagnano la nazionale di calcio e quelli veteropatriottici di De Amicis); inoltre la trovo bruttina, banale e antiquata.

E però, in questo caso, la scelta della bandiera della pace o addirittura LGBT al posto di quella italiana, sta a indicare il ruffiano trionfo di un politicamente corretto a priori, inghiottito e deiettato con la stessa modesta e triste furbizia.

@GBGuerri

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