"Ho fumato eroina al bar con gli amici anche poco prima di andare in ospedale per il parto". È il dramma, a volte nascosto, delle ragazze-mamme che non riescono a smettere di fumare e fare uso di sostanze stupefacenti nemmeno in gravidanza, con il rischio che i propri bambini svilippino quella che si chiama sindrome di astinenza neonatale.
In pochi giorni, secondo quanto riporta il Corriere della Sera, sarebbero tre i neonati risultati positivi agli stupefacenti, dalla cannabis alla cocaina, che si aggiungono ad altri tre, registrati nella prima metà di ottobre. Sono alcuni dei casi arrivati alla procura del tribunale per i minorenni. Secondo le stime rese note dall'ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, tra il 3 e il 50% dei figli di donne che hanno fatto uso di droghe in gravidanza, svilupperanno la sindrome dell'astinenza. Il bambino, infatti, finché è nella pancia della mamma, assume le sue stesse sostanze attraverso la placenta e, nel momento in cui viene sospeso l'uso di droghe, grazie alla nascita del piccolo, il neonato scivola in uno stato di "ipereccitazione che provoca i segni e i sintomi dell'astinenza".
Gli operatori dei centri di cura hanno spiegato al Corriere come sia difficile agganciare le donne in gravidanza: molte, infatti, hanno paura che entrando in comunità venga loro tolto il figlio, mentre in altri casi è il sistema ad essere carente.
I minorenni che abusano di varie sostanze, ormai in carico ai SerD e agli Smi, solo a Milano sono più di 300, ma in tutta la Lombardia esiste solamente una comunità che li accoglie: si tratta della Casa accoglienza. "Abbiamo quattordici posti letto, tutti pieni, ma solo sette ricevono contributi dalla Regione- spiega Simone Feder al Corriere-Tantissimi ragazzi sono in lista d’attesa".
I posti scarseggiano e questo non permette di dare il giusto aiuto a chi ne ha bisogno: "Vorrei restare, perché non mi sento ancora sicuro- dice un 16enne che dovrebbe finire il suo percorso tra qualche mese- Ma non possono tenermi. Devo lasciare il posto agli altri".
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