Un vaccino contro il virus di Napolitano

Napolitano è nemico del voto. Per lui è come una bestemmia, un sacrilegio, un vizio che la democrazia si porta dietro

Un vaccino contro il virus di Napolitano

Non dite a Giorgio Napolitano che si vota davvero. È come una bestemmia, un sacrilegio, un vizio che la democrazia si porta dietro, come una malattia che genera caos, disordine, instabilità. Votare fa male. È quello che di fatto sosteneva quando era al Quirinale.

Non ha cambiato idea. Ne parla solo con più stizza e livore, perché da presidente emerito non ha il potere di censurare la parola elezioni. «Non c'è una sola ragione plausibile per anticiparle». «Questo governo non deve neppure pensare di dimettersi». «È l'impresa di quattro leader di partito che agiscono sulla base della propria convenienza». Non si trattiene. Scomunica. Lancia anatemi. Come se un accordo sulle regole del gioco fosse un atto sedizioso, una scelta scellerata e irresponsabile. Questo vecchio signore, con Prodi, Bindi, D'Alema, Bersani, Alfano, Scalfari e pezzi sparsi di burocrazia come alfieri, si alza in piedi ancora una volta per incarnare il partito della democrazia senza voto. Sono in effetti una strana schiatta di filosofi della politica. Il teorema è questo. In un Paese veramente democratico andare a votare è una sciagura. Si fa solo se non ci sono alternative o se si è arcisicuri che a vincere siano i «buoni». L'ideale sarebbe non farlo mai. Solo così la democrazia non viene corrotta dalle scelte e dalle opinioni di gentaglia inaffidabile e non certificata.

Chi sono i «buoni»? Sono quelli che recitano il catechismo dei filosofi. Non scantonano, non hanno idee personali ed è meglio se appartengono a ben riconoscibili caste sociali. Mai fidarsi degli ultimi arrivati. In fondo è una consuetudine antica. Napolitano e gli altri potrebbero perfino appellarsi alla repubblica di Platone. È il governo dei saggi e i saggi devono tutelarsi dagli sconosciuti. L'unica formalità è decidere chi siano i saggi, ma questa sciocchezzuola è stata superata da tempo. I saggi sono loro.

Questa ossessione per il non voto nasce naturalmente da una sfiducia in quello che è il sale della democrazia contemporanea: il suffragio universale. Non tutti i voti, secondo Napolitano, dovrebbero avere lo stesso peso specifico. Ossia: i voti non si contano, ma si pesano. Tutto questo viene poi giustificato evocando la paura. Se si vota l'Italia fallisce, se si vota i mercati ci mangiano, se si vota addio ripresa, se si vota l'Europa piange, se si vota nessuno sarà salvo dall'apocalisse di Trump. La loro beffa maggiore è che continuano a ripetere che bisogna fare subito una legge elettorale. Ma se poi si fa, esclamano: ma siete pazzi, mica pensate davvero che una legge elettorale serve per votare?

In questi giorni si sono sentiti traditi da Mattarella, che a quanto pare si è

convinto pure lui di votare a settembre. È per questo che si agitano come dannati. L'unico modo per liberarsi di loro è un vaccino. Si chiama democrazia, quella vera, e come principio attivo ha proprio quella cosa lì: il voto.

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