Venezia, parroco aggredito da baby gang di vandali stranieri

Lo sfogo di don Roberto Trevisol sulle pagine di un foglio parrocchiale, dove racconta gli episodi di vandalismo, gli insulti, le minacce e le aggressioni subìte. Un racconto che si conclude con una riflessione amara

Venezia, parroco aggredito da baby gang di vandali stranieri

Minacciato ed aggredito per avuto l'ardire di rimproverare una baby gang di vandali stranieri dell'est Europa all'opera nella sua parrocchia, a denunciare l'episodio è il parroco di San Giorgio Martire di Chirignago (Venezia).

Lo stesso don Roberto Trevisol, 70 anni, racconta l'episodio sulle pagine del foglio parrocchiale "Proposta", stanco dei continui raid da parte di ragazzini a cui è sottoposto il complesso ecclesiastico a cui è preposto.

Un accanimento quotidiano, che ha portato il parroco a volersi sfogare per ciò che di assurdo gli è capitato di vivere. "Stavo intitolando questo intervento con un 'Viva Salvini', poi ho pensato che avrei buttato la cosa in politica e offeso la sensibilità di tanti parrocchiani e così il titolo 'Poveri Noi'".

Così esordisce don Roberto sulla "Proposta", prima di raccontare la devastazione delle strutture annesse alla parrocchia della provincia di Venezia. "Sono stato avvertito da chi usava il campetto che di notte giovani vandali ne avevano fatte di tutti i colori, rompendo, sporcando, tentando di entrare nella struttura. Costruendo con i tavoli una torre per salire sul tetto e salendovi facevano dei danni sui 'coppi'".

Tutto ciò senza mai riuscire ad intercettare i vandali, una gang di ragazzini che il parroco riesce a cogliere sul fatto nei giorni scorsi. Dopo averli rimproverati, il 70enne si è lanciato all'inseguimento di quello che pareva essere il capo banda, per cercare di fermarlo fino all'arrivo della polizia, appena contattata. "Quello mi insultava perché lo seguivo. Ad un certo momento, con gli occhi fuori dalle orbite, con un ghigno da straduro, per incutermi paura mi ha gridato: 'Ma sai che io sono serbo?'. Ho dovuto presentare un esposto presso il commissariato di Marghera"(Venezia), racconta don Roberto, come riportato da "Il Secolo d'Italia".

Nel medesimo giorno un secondo raid dei vandali nello stesso campetto. Senza alcun timore, il parroco grida contro i ragazzini per cacciarli, ma uno di questi lo aggredisce, colpendolo con un pugno in pieno volto. Un'altra segnalazione alla polizia ed un nuovo inseguimento alle calcagna del teppista, che don Roberto non vuole stavolta farsi sfuggire."Dalla piazza arrivo fino a via Marovich tra insulti del tipo: “Prete pedofilo di merda, non rompermi i co…” e via così. Poiché continuo a seguirlo mi grida: “Ma sai che vengo dall’Albania?”

Dopo quelle parole una nuova aggressione, con il giovane straniero che prende a schiaffi il parroco rompendogli gli occhiali.

I poliziotti arrivano, ma don Roberto continua a rimuginare anche una volta a casa. "Dico: ma è possibile che dei ragazzini possano fare quello che vogliono in casa d’altri, possano offendere con un linguaggio che fino a poco tempo fa non apparteneva nemmeno alla suburra. Che possano picchiare il parroco settantenne e, per legge, debbano rimanere impuniti?". La riflessione finale ad un quesito del genere non può che essere quella a cui lo stesso don Roberto giunge, pur dolorosamente.

"Di fronte a questi fatti si può.

1) Essere buonisti e dire: poveri ragazzi…2) Essere codardi e guardare da un’altra parte…3) Essere determinati a chiedere il rispetto per sé e per tutti, anche a costo di essere minacciati, offesi ed alla fine bastonati. Io sto per la terza opzione".

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