Cinque miliardi e mezzo di spesa, 94% dei lavori svolti, ma i cantieri, su ammissione del governo “sono praticamente fermi” da fine 2017. La ruggine avanza sulle paratie costruite da anni e non ancora in funzione, ma la manutenzione rischia di costare più della costruzione stessa. Mentre Venezia finisce sott'acqua, con il record di 156 centimetri, la quarta emergenza di sempre, San Marco evacuata per alcune ore, i negozi allagati, la grande Opera che dovrebbe salvaguardare la città dall'invasione della laguna langue. Segnato da anni di corruzione, il progetto Mose è impantanato per una serie di fallimenti delle aziende che concorrono all’opera, per litigi tra enti preposti e ora, da ultimo, per il problema della manutenzione: il piano di condurla al vecchio Arsenale è al momento fermo, e intanto l’acqua corrode quello che fin qui è stato costruito.
Il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro da mesi chiede un intervento da Roma, e ieri, quando tutti gli occhi del mondo hanno visto Venezia con l’acqua alle ginocchia, è tornato alla carica forte di quanto è successo: “Adesso vorrei chiedere a qualcuno se ha compreso la funzione del Mose”, ha chiarito. “Serve esattamente in queste situazioni. Ho chiesto di parlare con il ministro Toninelli e la Presidenza del Consiglio, perché voglio che capiscano i costi enormi da gestire in questa città». “Il ministro della Confusione Toninelli deve spiegare quali sono le intenzioni del Governo su Venezia - torna a chiedere il deputato del Pd Nicola Pellicani, attivo, da mesi, in parlamento con interrogazioni e interpellanze sul tema Mose - ma bisogna fare in fretta, per evitare che resti la più grande incompiuta d'Europa”. I lavori dovrebbero concludersi per il 31 dicembre 2018, ma sembra impossibile che la scadenza sia rispettata. La grande incognita è poi la tenuta delle strutture che attendono in acqua di entrare in funzione: “Durante le prove di sollevamento che alcune paratoie non sono tornate nei loro alloggiamenti sul fondale, nel frattempo riempiti di di detriti e materiali di risulta. Molti cantieri sono in stato di completo abbandono, come dimostrano le foto”. Proprio in risposta a Pellicani, a luglio il governo aveva spiegato in aula che nel primo trimestre del 2018 sono stati eseguiti lavori per appena 12 milioni, e che molte delle criticità sulle opere già realizzate sono dovute «alla totale mancanza di cura, manutenzione e attenzione da parte del Consorzio Venezia Nuova». Non c’è pace per il Mose tra accuse e scarichi di responsabilità reciproci. Il Provveditorato alle opere pubbliche del Triveneto ha appena bloccato il progetto di manutenzione del Consorzio: la spesa ipotizzata per riparare due paratie sarebbe stata di tre milioni di euro, quando sono costate un milione ciascuna. Una storia di costi lievitati quella del Mose (Modulo Sperimentale Elettromeccanico), il sistema di paratoie mobili pensato addirittura nel 1981 per proteggere Venezia dall’acqua alta. Una storia con troppi punti opachi e continui rinvii: la data di avvio è prevista per il 2021, per garantire due anni di entrata in funzione dopo la consegna effettiva, con uno slittamento di operatività di oltre dieci anni. .Al di là degli immensi costi di manutenzione, rimane poi il problema delle spese di gestioni annuali, che potrebbero sfiorare i 100 milioni di euro. Il sistema prevede di isolare Venezia dal mare con un sistema di paratoie a scomparse collocate alle bocche di porto, i varchi che collegano la laguna con l’Adriatico. È un sistema pensato per mareggiate importanti, da uno a tre metri, e quindi proprio per eventualità simili a quella avvenuta in questi giorni.
Il Provveditore alle opere pubbliche di Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia Roberto Linetti ha garantito in audizione alla Commissione Ambiente alla Camera che i soldi per concludere i lavori ci sono, e che basterebbero anche per l'avvio dell'impianto. Ma ha messo che la situazione dei Cantieri è in stallo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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