Il vescovo di Travaglio è indagato per truffa

Monsignor Mogavero, collaboratore del Fatto Quotidiano, nel mirino per la costruzione di una chiesa a Mazara del Vallo

Il vescovo di Travaglio è indagato per truffa

Abuso d'ufficio e truffa: sono queste le nuove accuse che pendono su monsignor Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo, già indagato nel 2015 per appropriazione indebita, ovvero per aver utilizzato impropriamente i fondi dell'8 per mille e aver creato un buco di bilancio, in Curia, da sei milioni di euro. Ora il vescovo dei migranti, così definito per i suoi numerosi interventi a difesa degli immigrati, è accusato dai pm di truffa, in merito alla realizzazione della chiesa San Lorenzo nel quartiere Trasmazzaro-Miragliano, costata 3 milioni di euro, di cui 1,8 milioni ricevuti dalla Cei. Ma il vescovo, ed ecco il reato, avrebbe chiesto fondi anche alla Regione Sicilia, facendo carte false sullo stato di avanzamento dei lavori pur di ottenere i contributi. Dal totale sarebbero anche spariti 500mila euro.

È stato il sostituto procuratore Antonella Trainito a notificare l'avviso di garanzia a Mogavero, considerato vescovo di sinistra, a più riprese in netto contrasto con le posizioni del centrodestra, collaboratore del Fatto quotidiano di Marco Travaglio, paladino della giustizia e della trasparenza. Il reato viene contestato anche al predecessore di Mogavero, Calogero La Piana, vescovo di Mazara dal 2002 al 2006, all'architetto Francesco Scarpitta e all'ingegnere Bartolomeo Fontana che hanno realizzato la chiesa. «Non ho nulla da dire, sto cercando di capire e valutare elementi di carattere tecnico contenuti in questo provvedimento della magistratura», è il commento secco del vescovo indagato che, attraverso il suo addetto stampa, fa sapere che non intende rilasciare ulteriori dichiarazioni. I suoi avvocati, invece, Nino Caleca e Stefano Pellegrino, hanno trasmesso una nota in cui affermano di voler chiedere «un interrogatorio del vescovo per chiarire quanto viene contestato dalla Procura di Marsala». L'avviso è stato notificato ad altre sei persone. Due le accuse mosse nei confronti di Mogavero: la prima per truffa e l'altra per appropriazione indebita. «La Cei affermano i legali - non è stata mai tratta in inganno perché, anche se fosse stata portata a conoscenza del contestuale contributo regionale, avrebbe ugualmente concesso l'ulteriore finanziamento».

Infine, in merito all'accusa che viene fatta al vescovo di aver sottratto centinaia di migliaia di euro dai fondi dell'8 per mille, i legali respingono duramente l'accusa: «Mai il vescovo si è appropriato o ha sottratto, a qualsiasi titolo, alcuna somma di denaro o altre utilità».

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