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Viaggio a San Pietro a Patierno, periferia dimenticata di Napoli

Dietro palazzoni e vie disordinate si nasconde una vitalità troppo spesso dimenticata

Viaggio a San Pietro a Patierno, periferia dimenticata di Napoli

L’estetica delle periferie è forse un segreto complesso da cogliere. Girando per strada è davvero difficile pensare che gli orribili palazzoni delle case popolari, le strade mal messe, l’apparente abbandono possano nascondere una qualche forma di bellezza. Eppure è così. Un fiore può nascere anche nella roccia più dura. San Pietro a Patierno non sfugge a questa verità (guarda le foto).

I problemi

Il quartiere della periferia di Napoli ha un’anima difficile da cogliere in poche ore. Per capirlo bisogna tornarci e ritornarci tante volte. I problemi sono gli stessi della vicina Scampia, aggravati dal fatto di essere meno alla ribalta dell’attenzione pubblica e da un isolamento molto superiore. Qui i mezzi pubblici che collegano al centro sono pochi, la metropolitana è assente e l’aeroporto di Capodichino ha diviso il quartiere in due con un’alta muraglia di cemento armato e filo spinato. In alcune foto sembra quasi il muro di Berlino.

Come in tutte le periferie dell’area nord di Napoli esiste una doppia economia. Di fronte all'altissima disoccupazione, alla bassissima scolarizzazione, alla sensazione di abbandono da parte delle istituzioni e della società, i ragazzi già in giovane età rischiano di essere attratti dal canto delle sirene della criminalità organizzata. A san Pietro i soldi si possono fare e anche velocemente, ma è una ricchezza che presto si rivela senz'anima. Soldi che non riempiono il senso di vuoto. Solamente facendo il palo agli spacciatori in un giorno si può guadagnare cifre enormi.

La bellezza del quartiere

Eppure esistono tanti fiori in questa spianata di cemento. Sono i ragazzi di San Pietro con la loro vitalità e le loro mode che mischiano influenze dai ghetti americani con tocchi napoletani. Giovani che a una visione superficiale spaventerebbero, ma che si aprono e accolgono chiunque gli offra una possibilità autentica nella vita. Sono loro le vere opere d’arte del quartiere, che lottano, che a volte si perdono e in alcuni casi si ritrovano.

Un quartiere complesso che ha fuso la campagna con la periferia

San Pietro a Patierno ha uno dei tassi di natalità più alti d’Europa. A 24 anni si hanno già un paio di figli, a quaranta si è già nonni. Un tempo era un paesino di campagna. Del bel centro storico rimangono tante testimonianze anche se molto danneggiate dal terremoto del 1980. La ricostruzione non è sempre stata all'altezza. Tutto attorno al vecchio borgo sono nate tante piccole casette private di pochi piani. Vie disordinate cresciute a seconda dei bisogni delle famiglie che si allargavano. Qua è là spuntano dedali di palazzoni popolari, soprattutto nella San Pietro Bassa chiamata così perché divisa dal resto del quartiere da Capodichino e il suo muraglione di cemento armato. Se già San Pietro a Patierno sembra ghettizzata dal resto di Napoli, questa parte è separata da resto di San Pietro. Tutte e due le zone hanno poi aree più benestanti e veri piccoli ghetti. Quello della parte bassa viene chiamato dalla gente locale il “Bronx”. Anche la periferia ha i suoi centri e i suoi ghetti. Tra le case del “Bronx” non è raro incontrare per strada bambine di dieci anni truccate come ventenni, figlie di questa terra di cemento cresciute troppo in fretta. Eppure più si torna in questa periferia più si è catturati dalla sua vitalità.

L'isolamento degli abitanti

La maggior parte della gente cerca ascolto, spesso lo trova nelle associazioni del territorio, nelle chiese evangeliche che qui, come nelle altre aree popolari di Napoli, spopolano perché ti insegnano che puoi farcela se ci credi.

I numerosi figli di San Pietro, area ad altissima natalità, sono il futuro del nostro paese. Ragazzi che si sentono spersi, che spesso hanno paura e non si sentono ascoltati da nessuno. Eppure sono cittadini come gli altri e compiuti i 18 anni voteranno anche loro. In democrazia contano e saranno anche più numerosi di chi vive in centro. Solamente una società che abbatte i muri e si mischia potrà davvero avere un futuro sano. Questa terra è un mix non pianificato di ex realtà agricole dove il paesino antico e le masserie si miscelano alle palazzine cresciute in mondo anarchico e gli orribili e poco umani agglomerati di case popolari. Per strada si incontrano volti di signori anziani, quasi arcaici, e facce di ragazzi con un canone estetico ben preciso che nasce dalla fusione delle mode provenienti dai ghetti globalizzati mischiate con caratteristiche locali. Il risultato è talmente interessante che molti stilisti dovrebbero venire qui per ispirarsi per le prossime collezioni di Milano.

Qui un tempo si fabbricavano scarpe e molti lavoravano nel settore tessile, poi con l’apertura della Cina al mondo, piano piano i calzaturifici o le piccole realtà che riparavano le scarpe si sono trasformate in semplici rivenditori.

San Pietro a Patierno racchiude sotto il suo cielo la campagna e la città. L’antico e il moderno, la paura e la speranza.

Pier Paolo Pasolini in Lettere Luterane, opera che raccoglie editoriali e interventi scritti nel 1975 prima di morire, scrisse questi magnifici versi, perfetti per i ragazzi di San Pietro: "Siamo stanchi di diventare giovani seri, o contenti per forza, o criminali, o nevrotici: vogliamo ridere, essere innocenti, aspettare qualcosa dalla vita, chiedere, ignorare. Non vogliamo essere subito già così sicuri. Non vogliamo essere subito già così senza sogni".

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