Vibo Valentia, ucciso davanti al figlio di 6 anni: caso risolto dopo anni

L'omicidio a sangue freddo a San Gregorio d'Ippona: i killer sono stati arrestati dai carabinieri del comando provinciale di Vibo Valentia

Vibo Valentia, ucciso davanti al figlio di 6 anni: caso risolto dopo anni

Cinque colpi di pistola calibro 7,65, esplosi a bruciapelo alle sue spalle, mentre passeggiava mano nella mano con il figlioletto di sei anni. Lo hanno ucciso così, davanti agli occhi del figlio, scampato miracolosamente dall'agguato mafioso. Carmelo Polito è stato ammazzato da due killer a San Gregorio d’Ippona, in provincia di Vibo Valentia nel 2011.

Oggi i Carabinieri del Comando Provinciale di Vibo Valentia, - coordinati dal Procuratore della Repubblica di Catanzaro, Dott. Nicola Gratteri, dai Sostituti Procuratori, Dott. Andrea Mancuso della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro e Ciro Luca Lotoro della Procura di Vibo - hanno risolto il caso di omicidio, assicurando alla giustizia colui che sparò e uccise Polito.

Il delitto fu immortalato dalle telecamere di sorveglianza installate in una vicina officina meccanica. Grazie al girato, i militari del Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Vibo hanno ricostruito l'agguato compiuto da due uomini col passamontagna in volto.

Secondo l'accusa a sparare è stato Francesco Pannace, 32 anni, già detenuto perché coinvolto in un altro efferato omicidio, quello di Giuseppe Prostamo. A incastrarlo è stata un'intercettazione ambientale captata dai militari dell’Arma nell’auto intestata a Rosario Fiarè, esponente di spicco della 'ndrangheta di San Gregorio.

Polito è stato ucciso perché - oltre a essere considerata persona aggressiva e prepotente "solita ad andare in giro a chiedere soldi o a prendersi le cose senza pagare il prezzo" – nel 2009 diede uno schiaffo allo zio del presunto killer.

A tal proposito, il gip del Tribunale di Catanzaro Carmela Tedesco scrive: "Non può allora escludersi che l’omicidio di Polito fosse una vendetta del Pannace per il torto subito dallo zio o comunque una punizione dello stesso inflittagli per il suo comportamento prepotente ed aggressivo".

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