"La zanzara anofele c'è anche a Milano. Le disinfestazioni? Non così efficaci"

Il docente di entomologia Giuseppe Lozzia: gli aeroporti zone di diffusione. Ma è impossibile bonificare tutti i bagagli che arrivano

"La zanzara anofele c'è anche a Milano. Le disinfestazioni? Non così efficaci"

Giuseppe Lozzia, docente di Entomologia Generale e Applicata all'Università degli Studi di Milano, ci spiega cosa può essere successo a Sofia, la bambina di 4 anni morta di malaria lunedì nel reparto di terapia intensiva degli Spedali Riuniti di Brescia?

«Intanto bisogna premettere che la zanzara Anopheles, il vettore del plasmodium, il parassita responsabile della malaria, diventa contagiosa dopo quindici giorni che ha punto una persona infetta. Al protozoo Plasmodium servono una quindicina di giorni per moltiplicarsi nell'organismo dell'anofele, che a quel punto diventa contagiosa».

Nel caso di Sofia il contagio è stato autoctono.

«La zanzara anofele è diffusa anche in Italia, in particolare al Centro sud, ma anche a Milano ho individuato delle colonie. Non solo, una quindicina di anni fa si era verificato a Milano un caso di contagio di una signora anziana, che aveva contratto la malaria proprio in ospedale».

Cosa può essere successo alla piccola Sofia, ricoverata nello stesso reparto, ma non nella stessa stanza, di rianimazione pediatrica dove si trovavano due bambine malate di malaria?

«L'ipotesi più probabile è che la piccola sia stata punta da una zanzara che aveva precedentemente punto una delle due bambine. Attenzione: l'insetto deve aver punto la bambina infetta una quindicina di giorni prima che Sofia venisse ricoverata perché il plasmodium ha bisogno appunto di questo tempo per moltiplicarsi».

La zanzara ha vagato per le stanze dell'ospedale per tutto questo tempo? Può sopravvivere nei condotti dell'aria condizionata?

«Non necessariamente, è più probabile anzi che l'insetto abbia punto una delle due pazienti, sia uscito dall'ospedale e rientrato proprio nella stessa stanza dove era ricoverata la piccola. L'anofele si sarà rifugiata nel verde circostante l'ospedale. E se le zanzare non sopravvivono nei tubi del condizionamento per via dei filtri, certamente sopportano bene le basse temperature tanto che arrivano indenni da viaggi nelle stive degli aerei».

C'è qualche altra ipotesi?

«Si, ma è molto meno probabile che l'anofele abbia punto una persona infetta e che poi sia entrata dalle finestre o dalle porte dell'ospedale bresciano e abbia punto Sofia. Sono due le vie di contagio: la puntura di anofele infetta o il contatto di sangue, ma la bambina non ha subito trasfusioni».

L'anofele è riconoscibile a occhio nudo?

«No, ci vuole almeno una lente di ingrandimento»

Le anofele dunque possono rimanere intrappolate nelle valigie e arrivare qui da noi?

«Gli aeroporti sono fonte di contagi: la Popillia japonica, lo scarabeo giapponese che sta devastando ettari ed ettari di terreno soprattutto intorno a Malpensa, è arrivata con i trasporti aerei. Così la cimice asiatica che nel 2016 ha devastato la produzione ortofrutticola in particolare in Nord Italia».

È possibile che altre specie di zanzare trasmettano la malaria?

«No, non ci sono evidenze in questo senso. Solo l'anofele è vettore di malaria».

Le normali disinfestazioni antizanzare sono sufficienti per sterminare l'anofele?

«Si, anche se solo le disinfestazioni sulle larve sono veramente efficaci».

Perché non si è mai pensato a campagne di disinfestazioni negli aeroporti e negli ospedali?

«Per quanto riguarda gli aeroporti bisognerebbe concentrarsi soprattutto sui bagagli che arrivano dalle zone a rischio, spruzzando del gas anche all'interno, ma sarebbe impossibile. Devo dire però...»

Che cosa?

«Come università di Milano avevamo proposto in occasione di Expo, a scopo preventivo, una campagna di controlli di questo tipo sui bagagli dei turisti provenienti da Africa e Asia, m non se ne fece nulla».

Per quanto riguarda gli ospedali?

«La disinfestazione degli ospedali a mio parere è inutile. Sarebbe molto meglio evitare che le zanzare entrino nei nosocomi. Basterebbero delle semplici zanzariere».

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