Il blog è il migliore piazzista di titoli

Tempi duri per chi pubblica libri. Non ci si mette soltanto la crisi economica, che restringe le possibilità economiche dei potenziali clienti-lettori. Anche la crisi d'identità e di autorevolezza in cui stanno precipitando i media ha un ruolo importante. Come «veicolare» i libri? Come promuoverli se i giornali si leggono sempre meno (e sempre più distrattamente) e se perdono di peso e di autorevolezza i critici letterari?
Un modo sembra esserci. E lo si trova nel web. Si tratta dei social network che sempre più stanno diventando terra di conquista per chi vuole mettere in vetrina il proprio lavoro. Così le case editrici da tempo hanno aperto un proprio profilo su Twitter e su Facebook in modo da arrivare direttamente al potenziale lettore. Magari fidelizzarlo su un prodotto specifico e soprattutto scoprire l'ebrezza del cosiddetto «feedback», vale a dire le sue reazioni a caldo circa la bontà o meno di un progetto editoriale. Insomma, l'editore promuove un libro e magari qualche «follower» lo acquista e lo legge e lo commenta sulla stessa pagina. In questo caso, appunto, il commento del lettore arriva direttamente negli uffici editoriali mentre un tempo si sarebbe fermato sulla soglia di una libreria.
L'Aie ha anche commissionato una ricerca per capire se ci sono blogger o siti di informazione libraria capaci di «muovere» le vendite. E i risultati di questa ricerca sono stati presentati all'ultima edizione di «Più libri, più liberi» la fiera della piccola editoriale che si è chiusa il 9 dicembre a Roma. La società «Informazioni editoriali» ha così messo sotto osservazione una quindicina di siti e blog e controllato le vendite dei titoli citati da questi stessi siti in un campione di circa 1600 librerie in sei mesi. I risultati, però, non sembrano evidenziare un radicale mutamento nel modo di scegliere i libri da parte dei lettori. Sì, ci sono sicuramente anche sulla Rete i fenomeni del passa parola legati alle esperienze di lettura. Tuttavia non siamo ancora in presenza di fenomeni di causa-effetto evidenti come quello - per fare un esempio - del blog di Oprah Winfrey, la popolare conduttrice televisiva americana che, dopo la fortunata esperienza del suo talk show, dove le bastava promuovere un titolo per vedere le vendite di quest'ultimo impennarsi, ha trasferito l'esperienza sulla Rete. Dalla tv al sito, almeno per la leggendaria Oprah, le cose non sono cambiate. Quindi si può dire che il suo blog muove (eccome!) le vendite. La sua esperienza è una sorta di punta dell'iceberg in un'America sempre più Rete-dipendente. Solo che anche lì non se la passano poi tanto bene, dal momento che i social network hanno praticamente soppiantato tutti gli altri strumenti di veicolazione di informazioni. La stessa rivista Wired ha decretato due anni fa la nascita di un prepotente monopolio (Facebook e Twitter) e il New York Times l'anno scorso ha fornito risultati analoghi sostenendo che i blogger indipendenti non sono poi così influenti.
Resta il fatto che da noi i blogger stanno ricevendo dagli editori molte attenzioni. La redazione di un sito come Finzioni (una sorta di giornale on line che si occupa prevalentemente di cultura) riceve copie delle nuove uscite librarie da molte case editrici, segno evidente che il fenomeno blog va comunque tenuto sotto osservazione. «Non siamo ancora in grado di capire la portata del nostro lavoro - conferma Jacopo Donati di Finzioni -. Resta il fatto che è difficile per noi che recensiamo in media due libri al giorno capire quando queste segnalazioni muovono il mercato». E prende a esempio il lavoro di un concorrente come Fabio Fazio il quale con a Che tempo che fa mette in «vetrina» un paio di titoli la settimana. E gli effetti di questo lavoro, ovviamente sono più facili da monitorare.
Tra i blog più seguiti segnaliamo Minima&Moralia, Nazione Indiana, Gli amanti dei libri e Booksblog. A quest'elenco aggiungiamo il caso di Noemi Cuffia, giovane blogger torinese che è riuscita con la sua Tazzina di caffè a ritagliarsi un piccolo strapuntino nel mondo dell'editoria. «Quando ricevo libri - spiega - mi fa sorridere soprattutto la lettera d'accompagnamento dove si accenna alla “redazione” della Tazzina di caffè. In verità il mio blog lo conduco dal mio piccolo appartamentino in perfetta solitudine».
Ma come si muovono le case editrici in questa giungla di aspiranti recensori? «I blog? Certo sono tanti e ne nascono sempre di nuovi - spiega Roberta Solari di Marcos y Marcos) -, ma basta leggerli un paio di volte per capire chi fa sul serio. La chiave del successo di alcuni penso sia il fatto che hanno l'effetto di una confidenza, di un suggerimento disinteressato. E questo sì che è preziosissimo per tutti i lettori a caccia di buoni libri!». «È chiaro - le fa eco Tommaso Gobbi di Longanesi - che con alcuni titoli e con alcuni autori la comunicazione su internet è più efficace che con altri. Dalla nostra esperienza abbiamo notato che sui blog e sui social network funziona molto bene la comunicazione dei thriller, dei romanzi rosa e fantasy». «Per noi - aggiunge Chiara Moscardelli di Garzanti - il blogger sono interlocutori importanti che permettono di indirizzare a un pubblico particolare e sicuramente interessato, libri di narrativa al femminile, come la Sanchez, piuttosto che narrativa di genere come il noir».
Alle stesse conclusioni sono arrivati i responsabili dell'indagine svolta per conto dell'Aie. «Per adesso - spiega Simonetta Pillon di Informazioni editoriali - non ci sono fenomeni così rilevanti da essere segnalati. Però i siti e le pagine dei social network frequentati dagli appassionati di genere (soprattutto fantasy e fantascienza) sono un ottimo veicolo di promozione dei nuovi titoli». È presto quindi per parlare di indice klout (l'indice che segnala il grado di influenza sulla Rete) per i siti letterari. Resta un solo dato significativo da considerare. Nel corso del monitoraggio su internet gli unici picchi di vendita legati a commenti su libri arrivavano in seguito ai tweet di personaggi pubblici come Jovanotti e Valentino Rossi.

Quando si sono messi a «cinguettare» su quanto fosse bella l'autobiografia di Agassi (Open, pubblicato da Einaudi) le vendite di questo long-seller sono risalite di colpo. Insomma, più dei critici ora sono i testimonial a far breccia fra i lettori.

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