Gospodinov, lo "scienziato" che studia la malinconia

Dal Minotauro sino agli insetti, passando per suo nonno: questo autore, candidato al premio Strega europeo, ha la capacità di raccontare benissimo le vite degli altri

Quando uno sente Bulgaria pensa subito a espressioni tipo processo bulgaro, o editto bulgaro, o mentalità bulgara, e mai verrebbe in mente un garantismo bulgaro, tantomeno un Proust bulgaro. Anche perché lì sono tutti finiti nel tritacarne del comunismo, cementificati nell'estetica socialista, e oltretutto hanno nomi impronunciabili da KGB o da governanti dell'Est, tipo Nikola Jonkov Vapcarov, Hirsto Smirnenski, che in genere uno poi chiama Gino e Marco per fare prima se ce l'hai in casa.

Per cui quando Francesca Rosini, l'ufficio stampa di Voland, ha insistito perché leggessi Georgi Gospodinov ho pensato: chi? E poi: che palle, un bulgaro. Poi mi ha detto che sarà tra i protagonisti il primo luglio del Festival delle Letterature e ho pensato chissenefrega, io stesso non ci ho mai messo piede. Poi ha detto che è entrato nella shortlist del Premio Strega Europeo e stavo per chiudere la conversazione, pure il Premio Strega Europeo ci mancava. Finché non mi ha detto il titolo dell'ultimo romanzo, Fisica della malinconia, qualcosa mi è scattato dentro, e le ho detto ok, mandamelo.

Bellissimo. Niente comunismo, niente lagne operaie, niente politica, non sembra per niente bulgaro, straordinario romanzo d'avanguardia. Non sembra neppure uno dei romanzi italiani da premio, a dire vero, i quali a pensarci sembrano tutti romanzi bulgari da far leggere a Travaglio in una puntata di Annozero o Announo.

Qui il tema centrale è l'empatia, che uno scrittore deve avere per raccontare anche e soprattutto storie che non sono la propria, dal proprio nonno nato nel 1913 a una drosofila, nata due ore prima del sorgere del sole e che morirà al tramonto. Un'opera che inizia con un «io siamo», e finisce con «io fummo». Se, per poetica, per senso dell'umorismo in bilico sulla vertigine esistenziale, dovessimo avvicinarlo a uno dei nostri scrittori potrebbe essere un mix tra Guido Morselli e Ennio Flaiano.

È una vivisezione della vita con lo spirito di un giocoliere e la precisione di uno scienziato. Partendo da un circo dove l'attrazione è un serpente lungo sei metri («tre dalla testa alla coda e altri tre dalla coda alla testa») e un bambino nato deforme esposto come Minotauro. Figura ricorrente del libro, perché insomma, ha ragione Gospodinov: che colpa aveva il Minotauro, nato mostro per una punizione inflitta alla madre Pasifae? Ecco, Gospodinov dà voce al Minotauro, ne diventa l'avvocato d'ufficio. Con una vera e propria arringa, contro quegli stronzi di Dedalo e Teseo.

Tuttavia l'empatia è universale, dall'infinitamente grande all'infinitamente piccolo, e non risparmia un nido di rondine con i suoi rondinini. Così Georgi, il bambino empatico, non resiste e aiuta la mamma rondine nello svezzamento portandole insetti, piccole farfalle, mosche. Ma è proprio l'empatia a paralizzare il gesto: «Perché mai i rondinini dovrebbero avere più valore delle larve delle mosche? L'uccisione di una mosca e quella di un elefante non sono forse assassinii equivalenti?».

Tra le infinite trovate ci sono le invenzioni di Gaustìn, puro dadaismo. Come il Cinema per poveri: per un prezzo modestissimo, in 30 minuti, si racconta un film appena uscito a chi non ha soldi per andare al cinema. E se il film non lo si è visto? Lo si inventa. Oppure, altra trovata, una sfilata prêt-à-porter per preservativi, il problema è trovare i modelli («Che problema c'è? Sono cazzi!»). Fino a un progetto di «architettura momentanea», strutture di fil di ferro che riproducano la traiettoria di pochi secondi o minuti del volo di una mosca.

Oltre alle storie, è anche un catalogo fantasmagorico di malattie strane e curiose statistiche marginali, per esempio vi racconta la White Nose Syndrome, la sindrome del naso bianco dei pipistrelli. «Non ne avete mai sentito parlare? Nessuno si mette a contare i pipistrelli morti». Invece nel 2001 duemila merli morti cadono dal cielo e qualcuno, come sempre, lo prende come segno dell'Apocalisse. Tra l'altro è anche una storia portatile delle apocalissi di ogni dimensione, da Hiroshima a un formicaio affogato dalla pioggia.

A proposito di bombe atomiche, un uomo con la maschera antigas assomiglia al Minotauro, tutto torna.

Ma la più grande catastrofe è la morte, l'oblio, il tempo che tutto consuma, e le persone care, e noi stessi, disintegrati prima o poi dallo scorrere degli anni. Purtroppo «nessuno ha ancora inventato una maschera antigas e un rifugio antiaereo contro il tempo». E d'altra parte: «l'immortalità è possibile solo nell'infanzia».

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