di Claudio Risé
Lou Marinoff è un ottimo venditore. Però leggermente incoerente. Vero, infatti, che in fatto di benessere è meglio utilizzare tutte le risorse del mercato: non soltanto le medicine, ma anche la filosofia. E magari non soltanto la filosofia occidentale, ma anche quella orientale. (Poi sarà il caso di non limitarsi a integrare unicamente queste due forme di pensiero, ma anche quelle del nord e del sud del mondo, che pure esistono e hanno il loro significato: vivere ai Tropici pensando come se si fosse a Londra non ci aiuterebbe certo a stare bene). Integrare i diversi saperi, «meticciare» le conoscenze, è prima di tutto indice di buon senso. Allora, però «la filosofia sì, e la psicoanalisi no», sembra lo slogan di un venditore prepotente. Personalmente, se qualcuno mi chiede di entrare in analisi «per interesse culturale», gli consiglio di iscriversi, per esempio, a una buona facoltà di Filosofia. La psicoanalisi, infatti, non fa per lui. L'analisi chiede sofferenza, dolore, smarrimento, nel corpo e nel cuore prima che nella testa. Non discorsi e argomentazioni logiche, bensì immagini profonde come quelle dei sogni, che spesso non si riescono neppure a descrivere. D'altra parte, per un analista che accompagna il paziente nel proprio caos, conoscere la storia del pensiero può essere utile.
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