Uno dei pochi libri italiani, l'unico che raccoglie le testimonianze delle vedove, degli orfani e dei sopravvissuti alla tragedia di Marcinelle, non può entrare nella libreria di Le Bois du Cazier, sede della miniera in cui accadde, l'8 agosto del 1956, la catastrofe in cui persero la vita 262 minatori, tra cui 136 italiani, oggi museo ufficiale e dal mese scorso diventata Patrimonio dell'Umanità dell'Unesco.
A denunciare la censura è lo scrittore e giornalista Paolo Di Stefano, autore del libro La Catastrofa. Marcinelle 8 agosto 1956 (uscito ad aprile dell'anno scorso da Sellerio), un viaggio nel dolore con le dichiarazioni di ex minatori, alcuni morti quest'anno. Una comunità che si è subito attivata perché il volume fosse accolto nella libreria del Bois du Cazier insieme alle pubblicazioni uscite in Belgio e Francia. Il rifiuto è arrivato ieri, a pochi giorni dall'anniversario della catastrofe, in una lettera indirizzata allo stesso Di Stefano: «Siamo spiacenti di informarLa che dobbiamo rifiutare la Sua proposta ma rispettiamo il lavoro di memoria realizzato da Lei» scrive il direttore Jean-Louis Delaet. Nella lettera si sottolinea che La Catastrofa è stato «letto con la massima attenzione» e, dopo aver precisato che «il parere di ognuno sull'argomento è rispettabile», vengono definite «fantasiose» alcune «affermazioni di persone intervistate». Affermazioni che «non possono essere garantite dal Bois du Cazier e in questo caso - precisa la lettera - non possiamo permetterci di vendere il Suo Libro nella boutique del nostro museo». «È assurdo che la memoria calda e ancora viva - risponde Di Stefano - di queste persone non possa essere ospitata nella libreria del museo. È fuori dal mondo. È una vera e propria censura. Loro vogliono giudicare la memoria delle vedove e dei sopravvissuti. Vogliono una visione unica, il copyright della memoria della catastrofe di Marcinelle. Credo che farò, con l'aiuto del mio editore, proteste all'Ambasciata. Il mio è un libro di memorie ma anche di emozioni, di persone che hanno tanti risentimenti, non tanto verso il Belgio ma verso l'Italia».
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