È morto all'età di 91 anni il filosofo e sociologo polacco Zygmunt Bauman, uno dei massimi intellettuali contemporanei.
Nato nel 1925 a Poznan, in Polonia, da una famiglia di origini ebree, fuggì nella zona sovietica dopo che la Polonia venne invasa dalle truppe naziste nel 1939. Immigrato negli anni Sessanta in Israele, iniziò a insegnare all'Università di Tel Aviv, quindi dal 1971 al 1990 è stato professore all'Università di Leeds, in Inghilterra, dove viveva da tempo.
Era noto soprattutto per aver teorizzato la cosiddetta "società liquida", caratteristica della società contemporanea, in cui il tessuto sociale e politico sfugge a qualsiasi categorizzazione del secolo scorso. È stato probabilmente il più acuto analista dei riflessi sulle relazioni sociali determinati dalla globalizzazione, e in particolare da quella accelerazione indotta dalla fine delle ideologie.
Chi lo ha conosciuto e con lui ha lavorato, come lo scrittore e giornalista Wlodek, Goldkorn, anche lui polacco, sottolinea la sua "curiosità verso il mondo" e i tratti fondamentali di un carattere che ha reso Bauman uno dei punti di riferimento per chi voglia decifrare il presente contemporaneo e al tepo stesso migliorarlo: era, racconta Goldkorn, "un uomo di estrema gentilezza, coraggioso, eterodosso ed eclettico. Era molto curioso dei giovani e loro lo erano di lui". "Leggeva tutto e stava molto in Internet - prosegue - ma era critico verso i social media poichè, a suo dire, non creano comunità".
Zygmunt Bauman è stato uno degli ultimi grandi intellettuali del ventesimo secolo, la cui biografia in gran parte coincide con il Secolo breve, che secondo la definizione ha un inizio con la Prima Guerra Mondiale (1914) e una fine individuata nel crollo dell’Unione Sovietica, ma lo supera inventando il concetto di "modernità liquida", un contesto in cui le relazioni sono esclusivamente improntate al consumo- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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