Immagini d'archivio di T.S. Eliot alla BBC e di Ezra Pound giovanissimo su una apparentemente distonica colonna sonora di Bob Dylan, che il nome lo rubò a un altro poeta, Thomas. È il video che apre l'omaggio del Festivaletteratura di Mantova all'autore dei Cantos, nel quarantesimo dalla morte (che cadrà il prossimo 1 novembre, il poeta era nato ad Hailey, nell'Idaho, il 30 ottobre 1885), per il ciclo «La parola cui abbiamo creduto», dedicato ai grandi poeti del Novecento, raccontati da testimoni illustri. In questo caso tocca alla figlia Mary de Rachewiltz, 87 anni, custode e nume tutelare dell'opera, della memoria, della figura, e anche degli (ab)usi politici, del grande scrittore e pensatore americano.
Curatrice delle opere del padre, organizzatrice dell'archivio familiare, poetessa anch'essa edita in Italia da Scheiwiller, editore-cultore di Pound, Mary - che sposò l'egittologo Boris de Rachewiltz, e oggi continua a vivere nel castello di famiglia, a Tirolo di Merano, Brunnenburg in tedesco - in un incontro defilato, ma affollato, ha parlato dei Cantos, il gigantesco poema epico e profetico della modernità, di ardua lettura, eppure destinato a segnare più di ogni altra opera la poesia del Ventesimo secolo. Ma ha raccontato soprattutto chi era suo padre Ezra, che lei chiama sempre Pound, depurandolo da tutte le scorie ideologiche che si sono sovrapposte nei decenni sul suo nome.
«Come era come uomo? Bellissimo, sano, semplice, intelligente, colto ma non si dava arie... È difficile parlare di lui. È l'esatto contrario di quello che ha tramandato una falsa la mitologia. Se si leggessero i Cantos senza paraocchi si capirebbe che ha senso tutto: a partire dall'idea grandiosa, mai tentata da nessun altro, di iniziare da dove Dante aveva finito. Includendo nel suo poema un argomento che era già nei classici, ma poi era scomparso: l'attenzione all'economia e alla finanza, la differenza tra proprietà e beni...». Mary prosegue sul filo dei ricordi, con orgoglio di figlia e di testimone diretta.
«Come poeta aveva il dono di vedere i problemi futuri della nostra civiltà, tra cui quello del denaro. Nei suoi Cantos c'è l'intera storia della tribù, come diceva lui: la tribù umana. Parlando di Pound devo preoccuparmi che le tarme non mangino i suoi paltò. Cosa voglio dire? Che lui aveva abiti bellissimi, ma è prevalsa la leggenda che vestisse in maniera trasandata... Mancano solo gli stivali da cowboy... Invece portava i cappelli di Borsalino, era raffinato, amava la buona cucina, si fece tutta l'Italia a piedi per vedersi le opere d'arte più belle...».
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