L a crisi economica che attanaglia l'Occidente appare sempre più strutturale e non episodica. A molti pare in ultima istanza una crisi soprattutto culturale, necessitante di soluzioni che superino i vecchi e contrapposti paradigmi ottocenteschi del liberismo e del socialismo.
Non è strano, dunque, che si stia risvegliando un certo interesse per il pensiero economico di Ezra Pound, un poeta che, dopo aver assistito alla catastrofe del primo conflitto mondiale, decise di investigare il problema della creazione e della circolazione della moneta. Penalizzate da un eccessivo entusiasmo acritico, le idee di Pound erano però maturate grazie allo studio di due notevoli economisti che oggi pare urgente riscoprire: l'inglese Clifford Hugh Douglas (1879-1952) e il tedesco Silvio Gesell (1862-1930). Decisamente meritoria è dunque l'impresa di Luca Gallesi e Gabriele Stocchi che hanno fatto esordire la collana Oro e Lavoro della casa editrice Mimesis proprio con le opere principali dei due economisti eretici che influenzarono Pound. Di C. H. Douglas, teorico del «credito sociale», abbiamo così la possibilità di leggere Come le banche soffocano l'economia. Monopolio finanziario e impoverimento dei popoli (pagg. 142, euro 14), titolo che è già tutto un programma su quanto sia marcata la differenza fra il «credito reale», frutto del lavoro degli uomini, e il «credito finanziario» controllato dalle banche. Ancora più attuale risulta forse l'opera di Gesell, Il valore del denaro (pagg. 189, euro 18), giacché la smaterializzazione digitale della moneta rende ancora più evidente il suo carattere di convenzione sociale che potrebbe essere controllata più razionalmente dalle comunità invece di essere costretta a subirne la fluttuazioni dei mercati.
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