Dentro i libri c'è il mondo: passioni, guerre, morte, eroismi, sogni, incubi. Insomma la vita. E attorno ai libri, le medesime cose: per averli, scriverli, leggerli, stamparli, bruciarli l'uomo ha dato il meglio e il peggio di sé. Ci sono storie stupende dentro i libri, e storie stupende sui libri.
Storie stupende, ad esempio, sono quelle raccolte dal bibliofolle Andrea Kerbarker in Lo scaffale infinito, non a caso sottotitolato «Storie di uomini pazzi per i libri» (Ponte alle Grazie), presentato oggi, a Milano, in una curiosa maratona di 12 ore, dalla mattina alla sera, in cinque luoghi-simbolo dell'«oggetto libro»: nella casa editrice, all'Università, in una biblioteca pubblica, in una libreria e infine alla «Casa dei libri» dello stesso Kerbaker.
Da Francesco Petrarca, primo vero bibliofilo della storia, che nel 1362 prova (senza riuscirci) a trasformare la propria eccezionale collezione di manoscritti (quasi 300!), la più importante del suo tempo, in una biblioteca pubblica a Venezia, fino a Umberto Eco, la cui straordinaria raccolta, celebre in tutto il mondo, sarà donata alla sua morte (eredi permettendo) all'Università di Bologna, Kerbaker mette in fila su Lo scaffale infinito le storie più belle - alcune note, altre sconosciute - di grandi personaggi che vollero costruire e lasciare ai posteri grandi biblioteche, reali o letterarie: scrittori, come Jorge Luis Borges; Papi, come Niccolò V, che a metà '400 dà vita alla leggendaria Biblioteca Vaticana; ricchissimi imprenditori, come Andrew Carnegie, uno degli uomini più danarosi d'America, che a inizio '900 fece costruire migliaia di biblioteche pubbliche in tutto il mondo; e persino dittatori: Hitler, anche se è poco correct dirlo, leggeva moltissimo e lasciò una discreta biblioteca... E poi c'è la storia del figlio illegittimo di Cristoforo Colombo, Hernando Colón, che sognava di possedere l'intero scibile umano, comprando a man bassa incunaboli, manoscritti e obrecillas; o la storia del reazionario Monaldo Leopardi che, tramandato come un burbero codino, in realtà si fece in quattro per lasciare un'adeguata raccolta di libri al figlio Giacomo...
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