Roberto Barbolini La vera perversione? Corrompere le regole della narrativa

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A leggere il sottotitolo la bocca vi s'inargenterà di bava. Roberto Barbolini, infatti, funambolico romanziere (l'anno scorso Mondadori scodellò L'uovo di Colombo ), vi promette una sfilza di «racconti perversi». Ma si tratta di perversioni, per così dire, «didattiche». L'autore testimonia infatti che la raccolta di racconti non riguarda alcun «coming out di quelli oggi in voga; niente di così banale», bensì il tentativo di costruire «cinque storie che “pervertono” altrettanti generi storicamente fortunati all'insegna di una scrittura ironica e inconciliata».

Tra queste storie, quella più ispirata e spiritata dà il titolo all'opera, Sade in drogheria (Guaraldi, pagg.138, euro 12,90), dedicata al satanico D.A.F.: si parte da un dato reale (il viaggio in Italia del Marchese nel 1775), per poi prendere la tangente. Resta la chincaglieria sadica, va da sé («Fruste, clisteri, sederi; sangue, sudore, sperma; lacrime, suppliche, repliche; tremiti, gemiti, vomiti; sodomia, blasfemia, blenorragia...»), arricchita da un più fragrante erotismo (il sogno proibito del marchesino? Sbattersi Laura de Noves, fatale adorata dal Petrarca) e da una appendice postmoderna, in cui c'entra pure Pier Vittorio Tondelli (che intitolò Altri libertini la sua prima raccolta di racconti, cui toccò l'onore d'un processo per oscenità). Il racconto che mima Facebook, invece, Il giudizio di Parigi , con una massa di reduci del rock a pigliarsi a male parole, è il meno riuscito, ma senz'altro la pagina 108, con l'emoticon che regge un cartello con su inciso «Sukkiamelo!» stordirà le verginelle. Micidiale Il candore di padre Tiger , una scudisciata di hard boiled, con poderoso sacerdote che azzanna un pitbull alla gola fino a ucciderlo (e questa è la scena più soft), è «una specie di padre Brown ai tempi di Sin City», ammette l'autore. La capacità mimetica di Barbolini, però, è vertiginosa in Un walser per Sherlock Holmes : ennesima resurrezione dell'investigatore più celebre d'Albione. A raccontarci la vicenda «apocrifa», ambientata a Ornavasso, in Piemonte, il fido Watson, che piglia per i fondelli Arthur Conan Doyle, «un medico scozzese non digiuno di lettere». Il colpo di teatro è che il personaggio letterario Sherlock Holmes cozza con lo scrittore reale Robert Walser, «uno svizzero lungo e magro sulla quarantina, dall'aria svagata», lo straordinario autore de La passeggiata .

Lo scontro produrrà scintille. La raccolta di Barbolini è un florilegio che squaderna le mille possibilità della narrativa, un abbecedario per aspiranti scrittori. Che vi si nutrano. Capiranno che scrivere non è una passeggiata.

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