Non si uccide per un congiuntivo. Non solo per quello, perlomeno. Questa storia è un noir. C'è un'allegra combriccola di assassini, un po' maniacali, e ci sono cadaveri, gente che muore, tutti con la stessa colpa: massacrano la lingua italiana. È una vendetta, una resa dei conti, una rappresaglia, un castigo. È un romanzo.
Immaginate. Cinque personaggi ai limiti della paranoia che se ne vanno in giro a punire i simboli della malalingua, quelli che ostentano il potere della non cultura, quelli orgogliosi di stuprare la perifrastica e invertire gli accenti, quelli del burocratese e delle frasi fatte, quelli che non sanno, non coniugano, non ricordano e sostengono che l'universo sia piatto, superficiale, un punto senza sostanza e dimensioni. Non c'è dubbio che siano al limite del fanatismo, ma molti di voi alla fine proveranno empatia per le loro ossessioni. Vi assomigliano. Si fanno chiamare con nomi dimenticati: Dioniso Trace, Eutichio Proclo, Asclepiade di Mirlea, Partenio di Nicea, Cratete di Mallo. Qui, in questa vita, fanno mestieri invisibili. Uno è un bibliotecario, l'altro è un poliziotto specializzato in impronte papillari, c'è un professore con doppia personalità sospeso a tempo indeterminato e c'è un «naso» che disaggrega e riconosce i profumi. Le vittime sono assessori alla cultura, giornaliste di pseudo cronaca, preti senza misericordia, urlatori, personaggi televisivi, vicini troppo invadenti.
Il mondo di Massimo Roscia è una miscela di rabbia e ironia, sarcasmo e non sopportazione e La strage dei congiuntivi (Exorma, pagg. 321, euro 15,50) è lontano dai canoni della narrativa italiana. È irriverente, conservatore, fastidioso, qualche volta irritante, con il gusto di una certa commedia umana, qualcosa di simile al micromondo accademico narrato da David Lodge. Qui dissacra le maschere dei contemporanei miles gloriosus , dei dottor Balanzone, delle Colombine finite per caso e per virtù a declamare a vanvera. E i suoi assassini uccidono per il fastidio di ascoltare un lessico povero costruito su una manciata di verbi e parole: fare, cosa, molto, bello, grosso, tanto, meraviglioso, geniale, incredibile.
Il fastidio per chi ignora i diciassette significati della preposizione per. Per chi è stanco della «sale gremite», dei «quant'altro» e dei puntini di sospensione.Per chi non distingue tra realtà e possibilità e fa strage di congiuntivi.
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