di Paolo Martone
Poetico e tragico. Surreale e visionario. Nel “Il Sorriso della Meretrice – microstorie e micro riflessioni in tempi di crisi” di Fabrizio Ulivieri il lettore si immerge in un flusso che tocca la sensibilità, in cui alcuni possono immedesimarsi, che può far sorridere o essere un pugno nello stomaco.
Ogni pagina fa storia a sé: si parla di invidia, morte, solitudine, miserie umane, odio, amore, luoghi del cuore e anche personaggi reali come il leader della Corea del Nord Kim Jong-Un.
La meretrice, la prostituta, la donna traditrice o da tradire è uno dei temi ricorrenti. Insieme all’amore e al sesso, in un mix di perversioni e malinconia. Il linguaggio è spesso crudo, scabroso, le scene sembra quasi di viverle e i tormenti che ogni pagina trasmette insinuano il dubbio, fanno venir voglia di scavare dentro sé stessi. Perché il flusso di microstorie e micro riflessioni alberga nella mente di ognuno di noi, in quei meandri dell’inconscio che nessuno conosce o sa spiegare. E’ lì che vivono i sentimenti, le passioni, i ricordi, le ossessioni e le paure.
L’autore racconta che libro nasce dalla fine di un amore, da una lunga sofferenza e dal bisogno di scrivere per tirare fuori tutto ciò che quella donna gli aveva lasciato. Emerge un universo di personaggi negativi che raccontano l’oscurità che hanno dentro. Ma all’oscurità si accompagna spesso la speranza, che può essere per loro l’unica salvezza. Cercano la libertà, di redimersi e di salvarsi dalla instabilità emotiva e da una esistenza precaria. Tutto è raccontato con stili di scrittura diversi per ogni pagina, con spezzoni anche in inglese, spagnolo, francese e latino.
“Viaggio alla fine della notte”, “Il bugiardo”, “Io sono puttana”, “La natura crudele dell’amore” sono i titoli di alcune storie.
Un corridoio pieno di porte che l’istinto ci chiede di aprire.
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