Il surreale giro del mondo di uno schiavo molto borghese

A metà '800 apparve negli Stati Uniti un libro singolare, A Coloured Man Round the World. Lo aveva scritto David F. Dorr, uno schiavo che il suo padrone, il ricco mercante della Louisiana Cornelius Fellowes, aveva trasformato in segretario, con il compito di redigere il diario di viaggio. La guerra civile sarebbe scoppiata di lì a pochi anni, ma l'esistenza di uno schiavo «letterato», capace di leggere e scrivere e in grado di citare Byron e Shakespeare, getta una luce particolare sugli Stati confederati del Sud, ben diversa da quella cupa della Capanna dello zio Tom della Beecher Stowe, testo che per il Nord abolizionista significò più che una battaglia vinta.
Al seguito di Fellowes, Dorr aveva compiuto un viaggio di circa tre anni: Londra, Parigi, Roma, Venezia, Napoli, Costantinopoli e Atene, il Cairo e il Nilo, Gerusalemme e Damasco, erano state le tappe di un periplo lungo e agiato, buoni vini e buoni alberghi, trasferimenti quasi sempre comodi, nessuna fretta. Al suo termine, e a diario ultimato, per Dorr ci sarebbe dovuta essere, stante le promesse del suo padrone, la libertà, ma così non fu. Egli allora fuggì dalla Louisiana e si rifugiò a Cleveland, nell'Ohio abolizionista: qui trovò un editore, promosse la vendita e la conoscenza del libro attraverso conferenze e pubbliche letture, divenne un piccolo-grande caso editoriale.
Un uomo di colore attorno al mondo (Ibis, pagg. 175, euro 14, traduzione di Simonetta Neri) esce ora per la prima volta in italiano, e se dal punto di vista della letteratura di viaggio è poca cosa, sotto il profilo dell'«ironia della storia» per dirla con il suo prefatore, Attilio Brilli, vale la lettura. C'è infatti un che di schizofrenico nel mischiarsi di bianco e di nero, di servitore che non solo scrive per il suo padrone, ma spesso e volentieri ne prende il posto, racconta come se fosse lui, si incontra e si confronta, scambia opinioni, giudizi. «Ho impiegato ben tre giorni per visitare il Vaticano», «ho comprato un mosaico incastonato su una spilla», «ho affittato un vetturino e sono ritornato a San Pietro», scrive, ma i tempi, gli acquisti, il denaro sono verosimilmente quelli di Fellowes, non i suoi...

Così, l'insistere nel decantare le grazie di servette e di cameriere, e nel corteggiarle, è il risultato del suo interesse più di quello del suo padrone, e contribuisce a un senso di straniamento che ha spesso effetti surreali.

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