di Nicola Crocetti
Meglio che ogni fibra si spezzi
e il furore dilaghi
e il sangue vivo inzuppi
letto, tappeto, pavimento
e l'almanacco istoriato di serpenti
che ti conferma
a un milione di contee da qui,
che non sedere muta, con questi spasmi
sotto stelle pungenti,
con l'occhio fisso, con maledizioni
ad annerire il momento in cui
furono detti gli addii e lasciati andare i treni
e io, grande idiota magnanima, fui così strappata
al mio unico regno.
(traduzione di Anna Ravano)
C inquant'anni fa Sylvia Plath si toglieva la vita e consegnava il proprio nome all'immortalità. Dall'ombra oscura di quella morte è sbocciata a poco a poco la figura luminosa di una poetessa la cui voce ha conquistato il cuore di milioni di lettori. Di lei è stato detto tutto, dei suoi versi e della sua vita. Si è scavato nella sua infanzia, nei suoi amori e nel difficile rapporto col marito Ted Hughes, accusato di averne provocato il suicidio con le sue infedeltà, e additato come l'orco della letteratura inglese dopo che anche la sua seconda compagna, Assia Wevill, uccise se stessa e la loro bambina con il gas, come Sylvia.
Negli Stati Uniti sono uscite da poco tre nuove biografie. In una, The Life and Art of Sylvia Plath, Carl Rollyson, attingendo a fonti inedite, fornisce un'immagine nuova della poetessa: non più donna fragile e succube della personalità del marito, scrittrice tormentata e moglie tradita, ma personalità consapevole del proprio valore e tesa alla conquista del posto che riteneva le spettasse nella letteratura. In un'altra, Mad Girl's Love Song, Andrew Wilson si concentra sulla vita della Plath prima del matrimonio, e rinfocola vecchie polemiche e pettegolezzi, sostenendo addirittura che, prima di Ted, Sylvia aveva avuto «centinaia di amanti».
Ma se più che la vita di Sylvia rileggessimo le sue poesie? Uno splendido Oscar Mondadori di 900 pagine, a cura di Anna Ravano e con un saggio di Seamus Heaney, le contiene tutte, e ripaga più di tutte le biografie. Certo, dettagli morbosi e pettegolezzi sono più avvincenti dei versi. Ma la poesia è quello che vale, quello che resta.
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