In Italia non ne parla quasi nessuno, eppure rischia di diventare il più grande scandalo scientifico dell'era moderna, perché le rivelazioni provenienti da Stati Uniti e Gran Bretagna mettono fortemente indubbio l'attendibilità dei dati che, secondo gli ecologisti, dimostrerebbero l'aumento della temperatura sulla Terra provocata dall'uomo. Per dirla tutta: quei dati sarebbero stati manipolati da un gruppo ristrettissimo di scienziati.
Una grande truffa, andata avanti per oltre vent'anni sotto gli occhi di tutti; perché, come accade sovente nell'era della comunicazione globale, giornalisti e scienziati si sono dimenticati di formulare la più banale delle domande: il Climate Research Unit (Cru), ovvero l'ente intergovernativo che certifica l'effetto serra, dove prende le statistiche e come le analizza? Tutti supponevano che i governi fossero al corrente e che esistessero comitati scientifici incaricati di verificare e monitorare l'attività del Comitato, che ha sede in Gran Bretagna e opera sotto mandato dell'Onu. E invece non esiste nulla di tutto questo.
Il Climate Research Unit era diretto da Phil Jones, che gestiva l'istituto alla stregua di un circolo massonico: condividendo il segreto dell'Alchimia Ecologista solo con gli adepti più fidati.
È bastata una email a far sorgere il sospetto. Anzi, tante email. Inviate, a partire dal giugno 2009, da uno scienziato australiano di nome Warwick Hughes, che avendo notato come le statistiche fossero spesso precedute dal segno «+/-», ne ha chiesto gentilmente il significato a Jones. Ma invece di ottenere rapidamente una risposta precisa, come è d'uso tra specialisti, ha iniziato a ricevere dal suo illustre collega messaggi riluttanti ed evasivi, che Hughes si è rifiutato di accettare. Ha incalzato Jones fino a quando questi si è lasciato scappare che «a partire dagli anni Ottanta l'ente non è stato in grado di mantenere i dati originali provenienti dalle varie stazioni di rilevamento e che nell'archivio sono disponibili solo serie aggiustate secondo criteri di omogeneità. Dunque le cifre grezze non sono più disponibili, ma solo quelle a valore aggiunto, ovvero controllate e armonizzate».
Una frase raggelante: significa che nessuno può controllare la credibilità e il rigore con cui sono stati costruiti i grafici, che mostrano un aumento vertiginoso della temperatura.
Hughes ne ha parlato negli ambienti scientifici e online. Alcuni blogger lo hanno seguito, il Competitive Enterprise Institute se n'è accorto e ha presentato una denuncia al governo americano (che sostiene il Cru) per violazione del Freedom Information Act. Infine, in novembre, un hacker - o più probabilmente una fonte interna all'ente- ha diffuso in rete migliaia di messaggi di posta elettronica, copiati dal server, tra cui quelli dello stesso Jones.
E sono emerse altre frasi illuminanti. Come questa: «Sì, la temperatura non è molto più alta del 1998 e tutto questo mi preoccupa... c'è la possibilità di avere davanti un periodo lungo una decina d'anni con temperature relativamente stabili... forse posso tagliare gli ultimi punti sulla curva prima del mio intervento». E soprattutto questa: «Ho appena completato il trucco di Mike» per «nascondere il declino» «in ogni serie degli ultimi vent'anni».
A quale trucco si riferisce Jones? E perché i programmi usati per elaborare i dati sono, per ammissione degli stessi collaboratori, «confusi, complicati e tortuosi», nonché tratti da «un database in condizioni pietose»?
Il Climate Research Unit sostiene che le frasi sono state estrapolate fuori contesto e continua a rivendicare la validità delle proprie ricerche. Pochi giorni fa, Jones ha rimesso il mandato nell'attesa che una commissione d'inchiesta stabilisca la verità. Dimissioni dal timing provvidenziale.
Presentate a poche ore dall'apertura del vertice di Copenaghen, hanno avuto l'effetto di placare la polemica sulla manipolazione delle cifre, lasciando così campo libero alla propaganda di chi ha trasformato legittimi dubbi sullo stato della Terra in certezze catastrofiste; che generano ansia. E un business miliardario.
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