E Fini annuncia le barricate: «No ai matrimoni di serie B»

da Roma

Quella dei Dico? Una scelta ispirata a «laicismo ideologico» sulla quale non ci sarà alcuna forma di soccorso parlamentare. Gianfranco Fini chiude la porta alle speranze dell’Unione e, dopo le caute aperture dei mesi scorsi sui Pacs, critica, in una lettera al Corriere della Sera, il disegno di legge del governo, definendolo come una semplice «bandiera ideologica».
Il ragionamento del presidente di Alleanza Nazionale parte, innanzitutto, da un avvertimento e da una critica rivolta alla maggioranza di centrosinistra. Se il governo ha deciso di intervenire con un «proprio disegno di legge su temi eticamente sensibili come le unioni di fatto» non può poi pensare in alcun modo «di supplire alle defezioni» che ci saranno nel centrosinistra con i voti «di chi nel centrodestra condivide la necessità di un intervento legislativo» in materia. Insomma è il centrosinistra ad aver voluto questo ddl, se intende approvarlo dimostri di avere una propria maggioranza.
Nelle parole di Fini non c’è soltanto una critica al metodo adottato dall’Unione. Il presidente di An attacca anche il provvedimento nel merito, osservando che di fatto «tende surrettiziamente a equiparare la famiglia fondata sul matrimonio ad altre unioni». E a questo proposito cita alcuni passaggi del disegno di legge: da quello che dà la possibilità di registrarsi all’anagrafe parlando solo «con grande ipocrisia» di «convivenza stabile» senza però precisarne la durata («un mese? un anno? cinque?») alla parte che affronta il capitolo delle successioni. Per il presidente di An, insomma, sarebbe stato molto meglio scegliere la strada di «interventi specifici e mirati tesi a colmare le lacune legislative» per tutelare i diritti dei singoli. Senza arrivare a «una legge dal forte sapore ideologico» come quella sui Dico. Se però si è deciso altrimenti, aggiunge Fini, significa che il governo ha voluto, «anche a costo di scontentare l’Udeur, presentare una legge dal forte valore ideologico e simbolico prevista nel programma, ma gradita solo a chi confonde la laicità delle istituzioni (che è un valore!) con uno stantio laicismo anticlericale». Significa insomma che il governo ha deciso di alzare «la bandiera ideologica di chi non avverte la necessità di tutelare i diritti della famiglia». Tanto per essere chiaro Fini torna anche in serata sull’argomento, liquidando i Dico come «un attacco all’istituto della famiglia» e un atto di «laicismo gratuito». «I Pacs sono un matrimonio di serie B. Piuttosto bisogna garantire diritti a singole persone. Su questo non ci sarebbe niente da ridire».
La posizione del leader di An incontra il pieno consenso del partito. «L’intervento di Fini indica una linea chiara di contrarietà alla pericolosa legge sulle famiglie di serie B che mi auguro possa essere condivisa da tutto il centrodestra e caratterizzare la nostra azione in Parlamento» commenta Maurizio Gasparri. E un plauso convinto arriva anche da Riccardo Pedrizzi, uno dei rappresentanti dell’ala cattolica di An.

«Fini ha indicato al partito una linea chiara, netta e inequivocabile: no alla libertà di coscienza, no all’ordine sparso sul ddl Bindi-Pollastrini, e non solo per un motivo di opportunità politica, cioè per non supplire alle defezioni della pseudo-maggioranza di sinistra-centro, ma anche perché il Dico è inaccettabile nel merito».

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