
Per la manovra finanziaria italiana bisogna aspettare settembre e poi i mesi autunnali. Ma fin da ora si sa e si può dire che sarà ancora all’insegna della prudenza che ha caratterizzato quelle del 2022, ‘23 e ‘24, le tre già varate dall’esecutivo Meloni con Giorgetti al Tesoro. Quindi niente voli pindarici, tagli massicci alle tasse o all’età pensionabile. La conferma del cuneo fiscale e della riduzione delle aliquote Irpef è il massimo che continua a essere fatto, e comunque non è poco perché ha permesso di sterilizzare il fiscal drag trascinato dall’inflazione di questi ultimi anni. D’altra parte è così che l’Italia si è guadagnata l’upgrading delle agenzie di rating e il calo dello spread fin sotto i 90 punti. I vincoli di bilancio europeo vanno rispettati.
Dall’altra parte dell’Oceano, invece, tira tutt’altra aria: Trump lo ha chiamato il big beatiful bill (BBB) ed è in sostanza il bilancio pubblico dei prossimi anni. Dove spiccano i tagli alle imposte, finanziati in parte a debito, in parte con altri tagli al welfare e a spese sociali di vario tipo. Per Trump, che ha convinto Congresso e Senato Usa ad approvare il BBB, sarà la molla che spingerà la crescita verso l’infinito e oltre. Per gli economisti indipendenti, invece, sarà un bel rischio: da un lato si calcola che il debito pubblico aumenterà di almeno 3mila miliardi di dollari (pari all’intero nostro indebitamento) nel giro di 10 anni. Il che significa collocare montagne di bond Usa sul mercato in un momento in cui le politiche commerciali trumpiane stanno indebolendo il dollaro a livelli record, rendendolo meno interessante.
C’è poi il tema dei tassi, unica leva che Trump non controlla perché è in mano alla Fed, e che al momento sono tenuti al 4,5% (tasso di riferimento) rendendo quel gigantesco debito molto caro.