Arriva la Mifid 2: ecco cosa cambia

Stop ai costi occulti dei fondi. E come le medicine i prodotti finanziari avranno il «bugiardino»

Arriva la Mifid 2: ecco cosa cambia

Camilla Conti

Domani entra in vigore la direttiva Mifid 2, la nuova legge europea che disciplina i mercati degli strumenti finanziari ed i servizi di investimento in tutti gli Stati membri della Ue. Cosa cambia rispetto al passato? Partiamo dalla novità più importante: i costi. Con la Mifid 2, per la prima volta, molti investitori avranno la piena consapevolezza di quanto gli costa realmente investire.

LISTINO PREZZI

L'impatto delle commissioni sul rendimento totale del prodotto non è indifferente, soprattutto se l'investimento è a lungo termine. Il problema è che con la vecchia normativa molte di queste fees spesso sono rimaste nascoste agli occhi del risparmiatore meno esperto. Oggi chi va in banca e sottoscrive un fondo d'investimento riceve soltanto il dettaglio di quella che è la commissione di ingresso. Si tratta di una commissione che va pagata per poter entrare a investire in quel dato fondo (può arrivare anche al 4% del capitale investito). C'è poi la commissione di gestione che può arrivare anche al 2% annuo sul capitale investito. Si tratta di un grande calderone nel quale, oltre ai costi legati alla ricerca e all'analisi dei mercati finanziari, ricadono anche i costi legali, di marketing, quelli legati alla banca depositaria e di struttura che andrebbero esplicitate separatamente. Finora, dunque, la prassi era la seguente: la commissione di gestione era scritta (in percentuale) nel prospetto informativo del fondo che solitamente non lungo meno di cento pagine. Nel caso di un investimento da 100mila euro in un fondo comune, questa commissione di gestione veniva trattenuta direttamente dal valore della quota del fondo e quindi inglobata in questo prezzo. A fine anno il risparmiatore si trovava con il fondo che, per esempio, gli aveva reso il 3%. Da questa performance era però stata tolta la commissione del 2% e quindi in realtà il fondo era salito del 5%. Con la Mifid 2 i costi, dalle commissioni di performance a quelle di consulenza passando per le spese legate alla fiscalità degli strumenti finanziari, verranno scorporati con due comunicazioni: una ex ante con la stima di quello che il cliente andrà a pagare e una ex post con il consuntivo di quello che è stato pagato. Questi costi dovranno essere conteggiati nel dettaglio, a parte, ed espressi bene in euro (e non più solo in percentuale). Il risparmiatore riceverà la rendicontazione a fine anno.

IL MARCHIO DI FABBRICA

La Mifid 2 porterà un'altra rivoluzione. Prima di essere commercializzati e quindi sottoposti alla clientela, i prodotti finanziari dovranno essere analizzati ed approvati da chi li introduce. Chi li distribuisce dovrà a sua volta adeguare la pubblicizzazione del prodotto al tipo di mercato a cui è destinato. Non solo. L'investitore dovrà essere sottoposto ad una «valutazione di adeguatezza», verranno verificate le sue conoscenze e rendicontate eventuali esperienze pregresse sul servizio richiesto; verrà sottoposta ad analisi la sua situazione finanziaria per appurare che sia in grado di sostenere eventuali perdite; verranno valutati i suoi obiettivi per meglio comprendere quanto sia tollerante al rischio. Fino a oggi la tutela del cliente, in termini di trasparenza, era garantita dalla predisposizione dei cosiddetti Kiid e Kid: documenti sintetici sul rischio dell'investimento. Qualora il cliente affermasse di essere un investitore qualificato l'intermediario poteva inoltre prescindere da una serie di obblighi di trasparenza. L'onere principale dell'intermediario dunque era mettere il cliente nella condizione di comprendere l'operazione. Con Mifid 2, la tutela dell'investitore, sin qui riservata con qualche eccezione (ad esempio, la disciplina sui prodotti complessi) al momento della firma del contratto, viene anticipata al momento della creazione del prodotto che dunque sarà costruito ad hoc. Le valutazioni dell'emittente saranno vagliate dai distributori che dovranno mettere il sigillo finale alla compatibilità del prodotto. Come spiegano gli esperti dell'Aduc, facendo un'analogia col mondo farmaceutico, la banca dovrà presentare una sorta di bugiardino scritto dal produttore, che dovrebbero limitare iniziative del singolo «farmacista».

L'INFORMAZIONE

Questi sono i cambiamenti più rilevanti che riporta la nuova direttiva sulla carta. Ma nella realtà come e con quale incisività verrà applicata? Il presidente di Ascosim, Massimo Scolari, ricorda che nel nostro Paese circa il 38% dei risparmiatori, nel decidere i propri investimenti si affidano ai consigli di parenti ed amici; nel 24% dei casi le decisioni di investimento vengono prese in autonomia dal risparmiatore. La conoscenza delle tutele offerte dalla regolamentazione Mifid risulta ancora bassa.

Se il sistema finanziario si limiterà a conformarsi al nuovo quadro normativo privilegiando gli aspetti formali e burocratici, l'opportunità di accrescere il grado di fiducia non sarà pienamente colta. Secondo Scolari, dunque, molto dipenderà dalla diffusione di una corretta informazione ai risparmiatori e agli investitori.

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