Che cos'è una obbligazione subordinata? Quante ce ne sono in circolazione? E, soprattutto, quante sono le banche che rischiano di far saltare per aria i risparmi dei privati, così come avvenuto col salvataggio di Banca Marche, Banca Etruria, Carife e Carichieti? Ecco un vademecum rapido per avere le risposte necessarie a evitare il peggio.
Obbligazioni subordinate
Come tutti i bond, le obbligazioni subordinate sono dei titoli di debito che consentono a chi li compra di diventare creditore dell’emittente incassando periodicamente gli interessi (dividendo o cedola). Rispetto alle obbligazioni ordinarie, però, quelle subordinate espongono i risparmiatori a un grado di rischio molto più elevato e, in caso di fallimento della banca, i possessori di bond sono considerati dei creditori di serie B e quindi il diritto di essere risarciti arriva dopo altri soggetti come i dipendenti, i correntisti o i sottoscrittori dei bond ordinari e anzi concorrono a ripianare le perdite. Con le nuove norme dell'Unione europea, infatti, le passività soggette al bail in soggette saranno innanzitutto gli strumenti di capitale, poi le passività subordinate e a seguire le obbligazioni bancarie non garantite. In più va considerato che le subordinate spesso non possono essere scambiate su mercati, nemmeno quelli over the counter (Otc) non regolamentati per poter almeno recuperare qualcosa.
Le banche a rischio
Con il recente salvataggio di Banca Marche, Banca Etruria, Carife e Carichieti, il numero di istituti a rischio si riduce notevolmente. Sulla base dei dati aggiornati a inizio dicembre dalla Banca d’Italia risultano sotto procedure di amministrazione straordinaria nove banche di piccole dimensioni. Si tratta dell’Istituto per il Credito Sportivo (Rm), la Bcc Irpina (Av), la Cassa di Risparmio di Loreto (An), la Banca Padovana di Credito Cooperativo (Pd), la Cassa Rurale di Folgaria (Tn), la Banca Popolare delle Province Calabre (Cz), La Banca di Cascina Credito Cooperativo (Pi), la Bcc Banca Brutia (Cs) e la Bcc di Terra D’Otranto (Le). "In particolare - ricorda l’istituto di via Nazionale - sono state avviate procedure di amministrazione nei confronti di dodici banche mentre per altre due banche di credito cooperativo è stata avviata la procedura di liquidazione".
Le mine vaganti dei bond subordinati
In circolazione c’è una massa di oltre 60 miliardi di obbligazioni subordinate emesse dalla banche italiane, più o meno redditizie, nelle mani di piccoli e piccolissimi risparmiatori o di grandi investitori, scambiabili o meno sul mercato. In un’elenco stilato dagli analisti indipendenti di Consultique, fra le circa 370 emissioni la parte del leone per decine di miliardi la fanno i big (UniCredit, Intesa Sanpaolo e Ubi Banca). con rischio basso o quasi nullo) ma figurano anche, per importi anche non disprezzabili, titoli di banche medie o piccole e Banche di credito cooperativo. Scorrendo i titoli si nota come la gran parte delle obbligazioni subordinate, oltre due terzi, sia sprovvista di rating. Di quelle con rating circa una cinquantina non arriva a un giudizio di ’investment gradè. Altro elemento da considerare è che oltre un terzo delle emissioni è potenzialmente illiquido e quindi non vendibile sui mercati quando la situazione inizia a farsi difficile seppure alle volte questo comporti una perdita del valore evitando comunque l’azzeramento totale in caso di perdita.
L'avvertimento di Moody's
Anche l'agenzia di rating internazionale, così come l'Unione europea, aveva detto che anche in caso d’intervento del Fondo interbancario di tutela dei depositi (Fitd) al posto del fondo di risoluzione gli effetti negativi si sarebbero riversati anche sugli obbligazionisti subordinati.
L'unica mossa che si sarebbe potuta fare per evitare duri colpi sui piccoli risparmiatori sarebbe stata ritirare i bond per scambiarli con altri come ha ricordato anche Banca d’Italia ma per farlo sarebbe stato necessario rinviare l’entrata in vigore delle regole europee di qualche anno.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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