Bankitalia stronca la crescita: "Ci sono pure rischi di ribasso"

Nel 2014 il pil crescerà di appena lo 0,2%. Tagliate le stime troppo ottimistiche del governo. Palazzo Koch: "Miglioramenti solo nel 2015"

Bankitalia stronca la crescita: "Ci sono pure rischi di ribasso"

La crescita "stenta ad avviarsi". Il Bollettino economico della Banca d’Italia grava come un macigno sul futuro del governo Renzi. Secondo le stime dell'istituto di via Nazionale, nel 2014 il pil crescerà di appena lo 0,2%, non senza "rischi al ribasso". Il dato, ben al di sotto dello 0,8% previsto dal ministero dell'Economia, è un'imbarazzante sforbiciata rispetto allo 0,7% previsto lo scorso gennaio. Una revisione legata al deludente -0,1% segnato dal pil nel primo trimestre e all'andamento "all’incirca stazionario" previsto per il prodotto nel secondo. La situazione potrebbe, invece, migliorare l'anno prossimo.

La cura Renzi non ha funzionato. Almeno non per il momento. Nelle più rosee aspettative per il futuro bisognerà aspettare l'anno prossimo. Per il 2015 i tecnici di Palazzo Koch stimano, infatti, un incremento del pil nell'ordine dell'1,3%, tre decimi di punto meglio delle stime precedenti, "principalmente" grazie all’orientamento più espansivo della politica monetaria. Stando alle previsioni del Bollettino di via Nazionale, il miglioramento "sarebbe reso possibile dall’affievolirsi degli effetti di aggiustamento di bilancio degli anni precedenti, dall’andamento favorevole degli scambi internazionali, dall’ulteriore attenuazione delle tensioni finanziarie e dalle nuove misure di politica monetaria adottate dalla Bce". E tuttavia, avverte Bankitalia, "rimangono considerevoli elementi di fragilità nelle prospettive di ripresa, anche a causa dell’incertezza sull’evoluzione delle tensioni geopolitiche in corso e sulla loro trasmissione agli scambi mondiali". La crescita, inoltre, "continuerebbe a essere sostenuta dalle vendite all’estero, che si espanderebbero a ritmi elevati, favorite dal rafforzamento del commercio internazionale". Ma l’arrivo di una ripresa sostenibile, rilevano i tecnici di via Nazionale, dipende "necessariamente anche da un rafforzamento della domanda interna".

Se da una parte Bankitalia prevede una ripresa degli investimenti, anche grazie al pagamento dei debiti della pubblica amministrazione, dall'altra la ripartenza dei consumi resta "più lenta". In particolare, la spesa delle famiglie, tornata ad aumentare marginalmente nel primo trimestre di quest’anno dopo dodici trimestri di contrazione, si stabilizzerebbe nel 2014 e crescerebbe nel 2015, sostenuta dalla ripresa del reddito disponibile. Uno stimolo, rileva Palazzo Koch, deriverebbe anche dalle misure di sostegno ai redditi più bassi introdotte dal governo Renzi nell’aprile scorso. L’effetto espansivo netto di queste misure è valutato in circa due decimi di punto percentuale sui consumi che si traduce in un decimo sul Pil, nel biennio 2014-15, una stima che tiene conto anche dell’effetto restrittivo degli interventi di copertura già inclusi nello stesso provvedimento. Il bonus fiscale da 80 euro, inoltre, potrà "avere un effetto più accentuato" se sarà mantenuto "negli anni a venire, come già annunciato dal governo", e percepito "come parte di un orientamento duraturo di politica economica".

Il miglioramento del quadro congiunturale impatterà gradualmente sul mercato del lavoro. Secondo Bankitalia, l'occupazione "si stabilizzerebbe nel corso di quest’anno per poi tornare a espandersi lievemente nel 2015" (dello 0,3% nell’intera economia e 0,5% nel settore privato). "L’offerta di lavoro - continuano gli economisti di Bankitalia - tornerebbe però a crescere quest’anno, grazie al progressivo venir meno degli effetti di scoraggiamento che ne avevano compresso la dinamica nel 2013, mantenendo ancora elevato il tasso di disoccupazione". Lo scenario resta, dunque, "soggetto a elevata incertezza, con rischi orientati verso il basso per la crescita".

E perché si realizzi è necessaria "la piena e coerente attuazione delle misure di politica economica nazionali, volte a sostenere la fiducia di famiglie e imprese nella formulazione dei piani di investimento e consumo; un quadro istituzionale europeo favorevole; l’efficacia delle misure monetarie adottate dall’Eurosistema".

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