Ieri a Cipro è stato rotto quello che per tutto il mondo (tranne che per l'Italia del '92) era un tabù assoluto, vale a dire la sicurezza dei depositi bancari. Fra le condizioni imposte all'isola per poter ricevere (dopo Irlanda, Portogallo e Grecia) gli aiuti europei, quantificati in 10 miliardi, è apparso un prelievo straordinario del 6,75% sui depositi fino a 100mila euro e del 9,9% oltre questa cifra. La tassa dovrebbe rendere alle casse di Nicosia 5,8 miliardi. Colpirà tutti i depositanti, ma ai residenti verrà rimborsata con azioni della loro banca. Si tratta dell'ultimo disperato tentativo degli eurocrati di Bruxelles di mettere i conti dei propri errori sui tavolini altrui.
Tutto è cominciato con la disastrosa gestione della crisi greca: le banche di Cipro avevano investito grandi somme nei titoli di Stato di Atene, venendo colpite dall'insolvenza imposta da Merkel e Sarkozy. Da allora la crisi di fiducia si è trascinata fino alla richiesta di aiuti alla Ue che ha previsto prestiti per 10 miliardi condizionati a misure punitive quali l'aumento delle tasse sulle imprese e, appunto, il prelievo sui depositi. Ironicamente, nella metà dell'isola sotto il controllo turco non si registrano problemi; nella metà dell'Euro, invece, l'economia sta implodendo.
Sembrano passati secoli da quando alcuni anni fa si cominciò a discutere di uno schema europeo di garanzia dei depositi: invece dei modelli virtuosi sembra che l'Europa si affretti a copiare gli esempi deteriori, prendendo in questo caso come esempio la tassazione notturna dei conti correnti ideata nel 1992 dall'allora premier Giuliano Amato per «infondere fiducia» alla nostra moneta sotto attacco speculativo. Ovviamente la tassa peggiorò le cose e pochi mesi dopo la lira fu costretta a svalutare: oggi ci si domanda quali saranno le conseguenze se si comincerà a pensare che questa prassi potrebbe diventare la regola, con il rischio di una fuga di capitali pericolosissima per tutta l'eurozona. Di errore in errore, di eccezione in eccezione il vecchio continente sta diventando infatti una specie di trappola per i risparmiatori.
Con la Grecia per la prima volta abbiamo infatti assistito al mancato rimborso di titoli di stato espressi in propria valuta (l'Argentina aveva debiti in dollari). Non più tardi di un mese fa la virtuosa Olanda, nel silenzio generale, ha espropriato con una nazionalizzazione i detentori di obbligazioni subordinate (fra cui centinaia di italiani) della SNS Bank, la quarta del paese, lasciandoli con un pugno di mosche in mano. Con l'esempio di Cipro ora potremo infine segnalare al mondo che in Europa nemmeno i conti correnti sono più al sicuro. Quello che lascia sbalorditi è la casualità degli interventi e la sottovalutazione delle conseguenze che questi atti provocano nella fiducia degli investitori, il tutto condito con motivazioni di carattere morale che poco hanno a che fare con le responsabilità di chi si ritrova a dover pagare, dato che la vigilanza sulle imprudenze degli istituti di credito è in capo alle banche centrali che, per dogma europeo, devono essere del tutto indipendenti.
Si è detto che i conti correnti di Cipro erano gonfi dei soldi degli «oligarchi russi» (che però non erano così spregevoli quando li hanno depositati) e che il prelievo «è stato
necessario per non pesare troppo sui contribuenti»: ebbene, come ha detto un cittadino di Cipro intervistato per strada: «Io, che sono contribuente e correntista, sono stato derubato due volte». Benvenuto nell'Eurogiungla.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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